Cinema_italiano

VON OKTOBER BIS DEZEMBER 2019 IM KINO:
FÜNF NEUE ITALIENISCHE FILME MIT DEUTSCHEN UNTERTITELN.

CINQUE NUOVI FILM ITALIANI:
IN CINEMA DA OTTOBRE A DICEMBRE 2019.


Programmheft / Opuscolo
STARTSEITE

MA COSA CI DICE IL CERVELLO
Sind denn alle durchgedreht?

OVUNQUE PROTEGGIMI
Schütze mich auf allen Wegen

TROPPA GRAZIA
Zu viel der Gnade

UN GIORNO ALL'IMPROVVISO
Aus heiterem Himmel

UNA STORIA SENZA NOME
Eine Geschichte ohne Autor





MA COSA CI DICE IL CERVELLO - SIND DENN ALLE DURCHGEDREHT? > > Trailer
von / di Riccardo Milani

Giovanna scheint eine graue Maus zu sein, wie sie im Buche steht: unbeholfen, bescheiden, unauffällig. Selbst ihre siebenjährige Tochter hält sie für langweilig. Doch das ist alles Fassade: in Wirklichkeit ist Giovanna eine Top-Geheimagentin, die in brisanten Missionen zwischen Marrakesch und Moskau im Einsatz ist. Mitten in der Hektik wird sich Giovanna bewusst, dass nicht nur sie selbst, sondern auch ihre besten Freunde ständig Schikanen ausgesetzt sind, die in Arroganz und rüpelhaftem Benehmen wurzeln. Mit den schier unbegrenzten Mitteln und Tricks einer Geheimagentin versucht sie, im Leben ihrer Freunde und in ihrem eigenen wieder Ordnung zu schaffen.
Nach dem grossen Erfolg von "Come un gatto in tangenziale" (Wie eine Katze auf der Stadtumfahrung), der letztes Jahr im Programm von 'Cinema italiano' zu sehen war, legen Regisseur Riccardo Milani und Hauptdarstellerin Paola Cortellesi in ihrer neusten Komödie eine turbulente Mischung aus augenzwinkernder James Bond-Parodie und genauer Beobachtung des italienischen Alltags vor, was zu urkomischen Situationen führt.

Diesmal haben wir uns mehr als bei anderen Filmen umgesehen und erzählen von dem, was wir gesehen haben. In dieser Geschichte ist nichts oder fast nichts erfunden. Wir haben die Realität in einem Land eingefangen, in dem es inzwischen für viele - zum Glück nicht für alle - selbstverständlich ist, Gesetze und Regeln zu missachten und darauf sogar stolz zu sein. Da wird es als erfolgversprechend erachtet, die Fähigkeiten anderer infrage zu stellen und Zweifel zu säen, ob Ärzte, Lehrer oder Richter ihrem Beruf überhaupt gewachsen seien. Insbesondere sind viele davon überzeugt, zu wissen, wie man es besser macht. Es scheint, als ob dieser Zweifel das Zusammenleben in unserer Gesellschaft an dessen Ursprung untergrabe. Über die von Paola Cortellesi verkörperte Figur und über ihre Freunde erzählt der Film vom italienischen Alltag in den Schulen, den Krankenhäusern, den Gerichten und vom Alltag an den Arbeitsplätzen. Dies mit einem lachenden Auge, aber auch mit einem kritischen und selbstkritischen Blick auf Italien.
Riccardo Milani

Die Stärke der Filme von Riccardo Milani mit Paola Cortellesi in den Hauptrollen - bis hin zum Publikumserfolg "Come un gatto in tangenziale" (Wie eine Katze auf der Stadtumfahrung) - liegt im Willen, hautnah an der gesellschaftlichen Realität zu bleiben, und so Komödien zu schaffen, denen es gelingt, aktuelle Missstände in der italienischen Gesellschaft einzufangen. Milanis neuer Film "Ma cosa ci dice il cervello" (Sind denn alle durchgedreht?), der von einer alleinerziehenden Mutter erzählt, die scheinbar einer langweiligen Arbeit nachgeht, in Wirklichkeit aber als Geheimagentin in spektakulären und gefährlichen Missionen unterwegs ist, scheint sich auf den ersten Blick von diesem Konzept zu entfernen. Eine Mischung aus Komödie und handlungsreichem Film, die die Spielformen des Genres zu erneuern versucht.
Die Idee des Doppellebens der Protagonistin Giovanna prägt den ersten Teil des Films; ihm folgt ein zweiter Einfall. Nachdem sich Giovanna mit ehemaligen Freunden vom Gymnasium getroffen hat, die alle Opfer der verbreiteten Arroganz und der schlechten Manieren sind, beschliesst sie, ihre Fähigkeiten als Geheimagentin zur 'Umerziehung' der Täter einzusetzen: Eltern, die den Fussballtrainer ihrer Kinder angreifen, Manager, die Flugbegleiterinnen schikanieren, oder Schüler, die ihre Lehrer demütigen. Dieser zweite Erzählstrang macht "Ma cosa ci dice il cervello" zu einem Film, der das Italien von heute genau betrachtet und dabei an die Stärke von "Come un gatto in tangenziale" anknüpft. Hier erreicht der Film die unterhaltsamsten und lustigsten Momente. Er stellt die Mischung von Populismus und gesellschaftlichem Egoismus an den Pranger, aber auch die Anmassung jener, die meinen, sie könnten die Arbeit eines Arztes, eines Wirtschaftswissenschaftlers oder eines Politikers übernehmen. Ein rasanter Film und ein Drehbuch, gespickt mit scharfen Beobachtungen: da ist der Einfall des aufmüpfigen Schülers, der nicht etwa aus der Unterschicht stammt, sondern aus einer gut situierten Familie der gebildeten Oberschicht. Schauspielerin Paola Cortellesi glänzt und bringt ihr Talent als Verwandlungskünstlerin in zahlreichen Verkleidungen voll zur Geltung.
Emiliano Morreale, la Repubblica

Regie: Riccardo Milani
Drehbuch: Furio Andreotti, Giulia Calenda, Paola Cortellesi, Riccardo Milani
Kamera: Saverio Guarna
Schnitt: Patrizia Ceresani, Francesco Renda
Musik: Andrea Guerra
Produktion: Lorenzo Gangarossa, Mario Gianani, Lorenzo Mieli für Wildside, Vision Distribution
Darsteller: Paola Cortellesi (Giovanna), Stefano Fresi (Roberto), Tomas Arana (Eden Bauer), Emanuele Armani (Edoardo), Teco Celio (Gerard Colasante), Remo Girone, Chiara Luzzi, Vinicio Marchioni, Lucia Mascino, Ricky Memphis, Paolo Minaccioni, Giampaolo Morelli, Claudia Pandolfi
Italien 2019, 98 Minuten, Originalfassung mit deutschen Untertiteln

Giovanna è una donna dimessa, addirittura noiosa, che si divide tra il lavoro al Ministero e gli impegni scolastici di sua figlia Martina. Dietro questa scialba facciata, Giovanna in realtà è un agente segreto, impegnato in pericolosissime missioni internazionali. In occasione di una rimpatriata tra vecchi compagni di liceo, Giovanna ascolta le storie di ognuno e realizza che tutti, proprio come lei, sono costretti a subire quotidianamente piccole e grandi angherie al limite dell'assurdo. Con tutti i mezzi a sua disposizione e grazie ai più stravaganti travestimenti, darà vita a situazioni esilaranti che serviranno a riportare ordine nella sua vita e in quella delle persone a cui vuole bene.

Stavolta, forse più di altre, ci siamo guardati intorno e abbiamo raccontato. Perché in questa storia c'è veramente poco o niente di inventato. Acquisita ormai la realtà di un paese in cui per molti, fortunatamente non per tutti, non rispettare leggi e regole è diventato motivo di orgoglio, è vincente mettere in discussione le competenze, seminare il dubbio che medici, insegnanti, giudici e via così, di mestiere in mestiere, non siano mai all'altezza del proprio compito. E, soprattutto, con la convinzione di saperlo fare meglio. Un tarlo che ci pare stia rosicchiando le radici della convivenza civile. Attraverso il personaggio interpretato da Paola Cortellesi, e i suoi amici, il film vuol raccontare chi in questo paese fa questo tutti i giorni: nelle scuole, negli ospedali, nei tribunali e in tutti luoghi dove si lavora, ridendoci sopra, con uno sguardo critico e autocritico sull'Italia.
Riccardo Milani

Il punto di forza dei film di Riccardo Milani con Paola Cortellesi, ciò che ha portato al trionfo col pubblico fino a "Come un gatto in tangenziale", è stato probabilmente la volontà di rimanere a contatto con la realtà sociale, di fare commedie di costume che sapessero intercettare alcuni nodi del nostro presente. In apparenza, il loro ultimo film sembra allontanarsi da questo schema, raccontando di una madre separata che sembra svolgere un noioso impiego al ministero, ma in realtà è un agente segreto impegnato in imprese spettacolari. Una commistione tra commedia e action movie, sul modello di Hollywood, che è anche un tentativo di aggiornare e innovare le formule del genere. Ma la trovata della doppia identità è solo la prima del film, che più o meno a metà ne riserva un'altra. Dopo aver incontrato alcuni ex compagni di liceo, tutti vittime dell'arroganza e della maleducazione diffusa, la protagonista decide di sfruttare le proprie competenze per 'rieducare' alcuni reprobi: genitori che aggrediscono gli allenatori dei figli, manager che maltrattano le hostess, ragazzi che umiliano i professori etc. Questa seconda svolta colloca "Ma cosa ci dice il cervello" saldamente nei binari dell'osservazione dell'Italia di oggi, che era il punto di forza di "Come un gatto in tangenziale". Ed è qui che si trovano le cose più divertenti del film, e la sua morale, che stigmatizza il micidiale connubio populista tra egoismo sociale e pretesa che chiunque si possa improvvisare medico o economista o politico. L'insieme fila, la sceneggiatura ha notazioni acute, come l'idea che l'adolescente bullo non sia un sottoproletario, ma il rampollo di una famiglia borghese e magari colta, e Paola Cortellesi brilla e mette a frutto la sua vena di trasformista con mille travestimenti.
Emiliano Morreale, la Repubblica

Il punto di partenza è che la vita quotidiana si è ormai incanaglita, tra continue piccole e grandi vessazioni. Il titolo, "Ma cosa ci dice il cervello", non ha il punto interrogativo, ma suona come una domanda e il film è una commedia sociale animata dalle migliori intenzioni, che vuol divertire, con tutta una serie di situazioni e personaggi che subiscono sopraffazioni, e in cui Paola Cortellesi interpreta, come una matrioska, oltre dieci diversi ruoli, tra cui un sassofonista con tanto di barba finta. Lo fa per vendicare i suoi amici, le angherie vissute da alcuni suoi vecchi compagni di scuola, vittime di un mondo in cui impera la cattiva educazione, 'La maleducazione riguarda tutti', spiega il regista, Riccardo Milani. 'Non c'è differenza tra ricchi e poveri. L'obiettivo è che vedano il film anche i prepotenti.'
Valerio Cappelli, Corriere della Sera


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OVUNQUE PROTEGGIMI - SCHÜTZE MICH AUF ALLEN WEGEN > > Trailer
von / di Bonifacio Angius

Alessandro ist fünfzig, verdingt sich mehr schlecht als recht als Sänger, wohnt noch bei seiner Mutter in der Heimatstadt Sassari auf Sardinien und verbringt die meiste Zeit in seiner Lieblingsbar und vor Spielautomaten. Nach einer Krise landet er in einer Klinik, wo er die fragile Patientin Francesca kennenlernt, die um das Sorgerecht für ihren fünfjährigen Sohn Antonio kämpft. Alessandro sieht eine Aufgabe vor sich. Zusammen flüchten die beiden aus der Klinik und entführen den kleinen Antonio aus einem Kinderheim in Cagliari. Eine Reise mit ungewissem Ausgang, aber mit einem klaren Ziel: sich von der Fremdbestimmung befreien und nach den eigenen Vorstellungen leben.
Alessandro und Francesca sind fest entschlossen, das Leben neu anzufangen und ihm einen Sinn zu geben. Ein von überzeugenden Schauspielleistungen geprägtes Roadmovie quer durch Sardinien, das in Italien grosse Beachtung fand. Beim Filmfestival von Bari gewann Alessandro Gazale den Preis als bester Darsteller.

Francesca und Alessandro, von denen ich in "Ovunque proteggimi" (Schütze mich auf allen Wegen) erzähle, sind ein Teil von mir. Alessandros Leidenschaft verlässt ihn langsam aber sicher, doch er ist sich trotz seines Temperaments nicht bewusst, dass seine Leidenschaft bereits so angeschlagen ist, dass er sie kaum noch wiedererlangen kann. Francesca - betrogen von einer falschen, zynischen und moralisierenden Gesellschaft, die immer bereit ist zu urteilen - glaubt, dass sie sich noch retten kann, und flüchtet vor einem Leben in Trümmern, das ihr ihren Sohn geraubt hat, ein Kind, das sie mehr liebt als ihr Leben. Alles wächst aus Situationen und Gefühlen, die ich selbst erlebt habe. Werden diese beiden Figuren als Aussenseiter abgestempelt, dann halte ich in aller Ehrlichkeit fest, dass auch ich ein Aussenseiter bin. Ich bin bei diesen vielen, zu vielen Menschen; eine stille Mehrheit, der niemand zuhört, die in Wirklichkeit alles andere als marginal, sondern im Gegenteil das wahre Herz der Welt ist.
Bonifacio Angius

Flucht und Wahnsinn. Doch der Wahnsinn in "Ovunque proteggimi" ist weniger eine klinische oder existenzielle als eine gesellschaftliche Frage. Auf der einen Seite Alessandro, ein desillusionierter Mann, der sich bis spät nachts in Lokalen herumtreibt und sich als Sänger durchschlägt. Viel Wut und wenig Träume, die er hauptsächlich der Flasche und den Spielautomaten anvertraut. Auf der anderen Seite Francesca, die ein kaputtes Leben hinter sich lässt und deren fünfjähriger Sohn dem Sozialamt übergeben wurde. In einer Gesellschaft, die urteilt, verurteilt und ausschliesst, den Menschen aber nicht beisteht, sind beide als Versager gebrandmarkt. Ihre Begegnung kann nur im Flur eines Krankenhauses stattfinden, wo sie ein wenig Zuneigung und Hoffnung austauschen.
Mit seinem dritten Film setzt Bonifacio Angius die nüchterne Erkundung der vernachlässigten Menschen am Rande der Gesellschaft in seiner Heimat Sardinien fort. Der Film trägt Merkmale eines Roadmovies gespickt mit einem melodramatischen Unterton. Ein Grundgedanke zieht sich durch den Film: 'Das Leben ist eine Lüge' steht auf einem Zettel im Film. Eine Illusion. Ein Betrug.
Beatrice Fiorentino. Il Manifesto

Regie: Bonifacio Angius
Drehbuch: Bonifacio Angius, Fabio Bonfanti, Gianni Tetti
Kamera: Pau Castejon Ubèda
Schnitt: Bonifacio Angius
Musik: Carlo Doneddu
Produktion: Andrea Paris, Matteo Rovere für Ascent Film
Darsteller: Alessandro Gazale (Alessandro), Francesca Niedda (Francesca), Antonio Angius (Antonio), Anna Ferruzzo, Gavino Ruda, Mario Olivieri, Teresa Soro
Italien 2018, 94 Minuten, Originalfassung mit deutschen Untertiteln

Alessandro indossa la sua camicia porta fortuna, nera, luccicante, una bomba. Non li sente i suoi cinquant'anni. Come tutti i sabato notte, anche oggi farà mattina al Blu Star Disco. Ma quando, all'alba, si vede rifiutare dalla madre duecento euro che gli servono per fare il gradasso con delle ragazzine, Alessandro perde la testa. Spacca i vetri delle finestre, rompe i vasi e, nella foga, si appende al parapetto del balcone minacciando di buttarsi giù. Anche per sua madre questo è troppo: la donna chiama la polizia, e per Alessandro scatta il ricovero coatto. Dopo una vita sprecata davanti ad una slot-machine, a pontificare sbronzo dalla mattina presto, e sperare nella fortuna di un gratta e vinci, Alessandro non avrebbe mai immaginato che l'amore potesse tornare a fargli visita. In un reparto di psichiatria per giunta. Perché è qui che conosce Francesca ed è da qui che inizia la loro avventura, un road trip che svelerà tutte le loro fragilità ma anche il loro desiderio di normalità e comprensione.

Gli esseri umani raccontati in "Ovunque proteggimi", Francesca e Alessandro, sono parte di me stesso. Alessandro, detentore di una passione che si allontana inesorabile, inconsapevole di essere già troppo deteriorato per poterla riacciuffare, ma ancora straripante di vita. Francesca, convinta di potersi salvare, scappando da una vita piena di macerie, defraudata di un figlio che ama più di sé stessa, ingannata da una società fasulla, cinica e moralista, sempre pronta a giudicare. Tutto nasce da situazioni e sentimenti vissuti in prima persona. E se i personaggi venissero sbrigativamente etichettati come marginali, allora affermo, con lucida sincerità, di essere marginale anch'io. Io sono lì, con loro, tanti, troppi, la maggioranza silenziosa che nessuno ascolta, che nella realtà è tutt'altro che marginale, anzi, è il vero cuore del mondo.
Bonifacio Angius

Fuga e follia. Ma la follia in "Ovunque proteggimi" è una questione sociale, più che clinica o esistenziale. Da una parte Alessandro, cinquantenne disilluso che tira tardi la notte a cantare nei locali per avventori distratti. Molta rabbia e pochi sogni, affidati per lo più alla bottiglia e alle slot machine. Dall'altra Francesca, macerie alle spalle e un figlio di cinque anni dato in affido ai servizi sociali. Su entrambi pesa lo stigma del fallimento, in una società che giudica, condanna, esclude, ma non assiste. Il loro incontro non può avvenire che nei corridoi di un ospedale, dove si scambiano un po' di affetto e speranza. Secondo film di Bonifacio Angius che in "Ovunque proteggimi" prosegue la disincantata perlustrazione di un'umanità negletta le cui esistenze si consumano ai margini della sua Sardegna. Il film ha i connotati di un road movie dalla meta incerta e con un sottotono melodrammatico. E un pensiero di fondo che lo attraversa: 'La vita è una bugia!', si legge su un biglietto. Un'illusione. Un imbroglio.
Beatrice Fiorentino, Il Manifesto

Alessandro, cantante sardo di musica folk. Una camicia e una chitarra, il resto non serve. Il resto sono serate passate a sbronzarsi in compagnia di sé stesso, affogando nel naufragio esistenziale di cinquantenne senza una casa né un motivo per rimanere a galla. E il mare effettivamente c'è, ma non dà sollievo: è poco più di un luccichio in lontananza. "Ovunque proteggimi" è il secondo film di Bonifacio Angius: nelle terre aride e impietose di una Sardegna in pieno agosto, il regista sardo insegue il suo protagonista per un breve tratto di quel percorso di vita da outsider che lui stesso si è scelto. Alessandro, che a un certo punto abbandona anche il suo mestiere di cantante, va alla ricerca di un posto nel mondo. E forse quel posto è di fianco a Francesca. Madre spiantata a cui hanno tolto il figlio, matta come lui, anzi forse anche più di lui. Tutto sommato, in due, non ci si sente più tanto soli. Un viaggio on the road in fuga da tutto e da tutti, in uno scenario desolato e desolante fatto di polvere e stazioni di servizio. Ma quando, di fronte al pubblico di una sagra di paese, si riappropria del microfono e inizia cantare, Alessandro si sta riappropriando del suo ruolo nel mondo e, allo stesso tempo, della sua identità. Tra le note della fisarmonica e le assonanze di una lingua di stirpe antichissima c'è la sincope culturale e sociale di chi è rimasto ancorato al passato senza farsi domande sul proprio futuro.
Linda Magnoni, Cineforum

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TROPPA GRAZIA - ZU VIEL DER GNADE > > Trailer
von / di Gianni Zanasi

Lucia lebt zusammen mit ihrer pubertierenden Tochter und muss sich mit der Trennung von ihrem Mann zurechtfinden. Beruflich ist sie als Landvermesserin tätig und ergattert mit einem kleinen Trick von der Stadt den Auftrag, draussen auf dem Land ein Grundstück zu vermessen, auf dem eine Grossüberbauung entstehen soll. Lucia merkt rasch, dass mit den Plänen irgendetwas nicht stimmt. Aus Angst, den Auftrag zu verlieren, beschliesst sie, nichts zu sagen. Eines Tages erhält sie bei der Arbeit Besuch von einer Frau, die sonst niemand sehen kann: die Jungfrau Maria. Diese fordert Lucia auf, das Projekt zu stoppen und an dessen Stelle eine Kirche bauen zu lassen. Die Heilige erscheint ihr immer wieder und bleibt knallhart bei ihrer Forderung. Lucia beginnt, an ihrem Verstand zu zweifeln.
Haben Wunder noch einen Platz in einer Welt, die von Profitgier geprägt ist? Was soll man von einer Madonna halten, die nicht mild und sanft daherkommt, sondern dickköpfig bleibt und dabei zu rabiaten Mitteln greift? Eine verblüffende Geschichte haarscharf auf der Grenze zwischen Komödie und Drama, getragen von der grossartigen Alba Rohrwacher als von allen Seiten bedrängte Lucia. "Troppa grazia" (Zu viel der Gnade) erhielt am Festival von Cannes vom europäischen Kinoverband Europa Cinema den Preis für den besten europäischen Film.

Dies ist kein Film über Religion. Es geht nicht um die Fähigkeit, an Gott zu glauben oder nicht, sondern um die Fähigkeit, überhaupt glauben zu können, obwohl wir keine Kinder mehr sind. Es geht um das Fühlen und die Vorstellungskraft. Während langer Zeit hat Lucia diese Fähigkeit unterdrückt und nun kehrt diese mit zorniger Kraft zurück, um zu verhindern, dass sich Lucia ihrer vollständig entledigt. Die Madonna im Film ist nicht jene der religiösen Erzählung, sondern ganz einfach die Madonna von Lucia. Eine Madonna, die unerbittlich eine unbequeme ethische und existenzielle Botschaft überbringt. So sagt sie zu Lucia: 'Seien wir ehrlich Lucia, das Leben ist kurz.' Ich liebe Lucia, weil sie nicht völlig versteht, was mit ihr geschieht, da sie - auch wenn sie es noch nicht bemerkt hat - akzeptiert hat, ihr Leben in vollen Zügen zu leben mit allem, was dazu gehört, und um jeden Preis. Es ist anstrengend, der Komplexität der Gefühle in uns Raum zu schenken, aber auch dem unvorhersehbaren Geheimnis, um wahrzunehmen, was es nicht gibt.
Gianni Zanasi

Nur Lucia kann die Madonna sehen, was oft zu komischen Situationen führt, etwa in jenen Momenten, in denen die Vermessungstechnikerin mit allen Mitteln versucht, den Forderungen der Madonna zu widerstehen, und sich die beiden immer wieder sprichwörtlich in die Haare geraten. Anlass dafür ist das dubiose Bauprojekt, das in den Händen von skrupellosen Geschäftsleuten liegt, die mit einem eitlen Architekten unter einer Decke stecken. Die entnervte Lucia wird mit allen Mitteln dazu gedrängt, die Pläne zu genehmigen, aber die Forderungen der Madonna überzeugen ebenso sehr.
Die Idee von Regisseur Zanasi macht neugierig und will dem heutigen italienischen Filmschaffen mit unkonventionellem Humor frischen Wind verleihen. Vielleicht kam der Film deswegen beim Filmfestival von Cannes so gut an, wo er den Preis für den besten europäischen Film gewann. Alba Rohrwacher legt erneut ihr Talent als Komikerin an den Tag, das sie öfters nutzen sollte. Die Regie von Zanasi ist lebhaft, voller Energie und nie flach. Die Leichtigkeit, ja Zartheit der Einfälle und ihre Variationen bieten die Gelegenheit, einen Blick auf ein melancholisches, fast verlassenes Italien zu werfen, in dem die Korruption ohne den fauligen Beigeschmack aus den Komödien der Siebzigerjahre auskommt und in matter Resignation fortlebt.
Emiliano Morreale, La Repubblica

Regie: Gianni Zanasi
Drehbuch: Gianni Zanasi
Kamera: Vladan Radovic
Schnitt: Rita Rognoni, Gianni Zanasi
Musik: Niccolò Contessa
Produktion: Beppe Caschetto, Rita Rognoni für IBC Movie, Pupkin Production
Darsteller: Alba Rohrwacher (Lucia), Elio Germano (Arturo), Giuseppe Battiston (Paolo), Hadas Yaron (La Madonna), Carlotta Natoli, Thomas Trabacchi, Daniele De Angelis, Rosa Vannucci, Teco Celio
Italien 2018, 110 Minuten, Originalfassung mit deutschen Untertiteln

Lucia è una geometra che vive da sola con sua figlia. Mentre si arrangia tra mille difficoltà, economiche e sentimentali, il Comune le affida un controllo su un terreno scelto per costruire una grande opera architettonica. Lucia nota che nelle mappe del Comune qualcosa non va, ma per paura di perdere l'incarico decide di non dire nulla. Il giorno dopo, mentre continua il suo lavoro, viene interrotta da quella che le sembra una giovane 'profuga'. Lucia le offre 5 euro e riprende a lavorare. Ma la sera, nella cucina di casa sua, la rivede all'improvviso, davanti a lei. La 'profuga' la fissa e le dice: 'Vai dagli uomini e di' loro di costruire una chiesa là dove ti sono apparsa...'

Questo non è un film di tema religioso. Perché non è un film sulla capacità di credere in Dio oppure no. Ma è sulla capacità di credere ancora, nonostante il nostro non essere più bambini. Di sentire, di immaginare. La Madonna del film non è quella del racconto religioso, ma la Madonna di Lucia, semplicemente. L'espressione di quella capacità di credere che è propria dell'infanzia, che Lucia ha soffocato per tanto tempo e che torna da lei giustamente molto arrabbiata. Per impedirle di disfarsi completamente della sua parte vivente. Una Madonna che si fa portatrice di un implacabile e scomodissimo richiamo etico ed esistenziale, l'ultimo, che Lucia fa a sé stessa e alla sua vita: 'Bisogna dire la verità Lucia, la vita è corta.' Per questo amo Lucia, perché non capisce completamente ciò che le sta succedendo, perché anche se non se n'è ancora accorta, ha accettato di vivere la sua vita finalmente e fino in fondo e con tutto quello che comporta e costa. La fatica di ridare cittadinanza dentro di noi alla complessità dei sentimenti, al mistero imprevedibile del sentire quello che non c'è.
Gianni Zanasi

'Vai dagli uomini e di' loro di costruire una chiesa dove ti sono apparsa.' Così parla una donna dal manto azzurro a Lucia, geometra incaricata di fare alcuni rilevamenti per una megastruttura che dovrà sorgere su un campo. Lucia la scambia per una profuga, ma lei le rivela di essere la madre di Gesù. E a vederla è solo lei, con esiti spesso comici, perché la geometra resiste con tutti i mezzi alle richieste della Madonna, e le due finiscono a volte con l'accapigliarsi. D'altro canto, il progetto, gestito da amministratori di pochi scrupoli in combutta con un vanesio architetto, ha modalità tutt'altro che limpide. Lucia, esasperata, viene spinta in ogni modo ad approvare il progetto, ma le richieste dell'apparizione hanno ovviamente una loro forza persuasiva. Lo spunto di Zanasi è curioso e cerca di inserire tra le pieghe del cinema italiano di oggi una ventata di umorismo poco tradizionale. Forse anche per questo è piaciuto molto al festival di Cannes, dove ha vinto il premio per il miglior film europeo. L'idea di fondo è la refrattarietà di questa donna (non credente, madre single che ha appena lasciato il compagno, alle prese con un difficile rapporto con la figlia adolescente) alle richieste di una Madonna un po' svampita e un po' cocciuta. I confronti tra le due, le liti, e alcune gag come quella in cui la Madonna fa da posteggiatrice, sono strane e indovinate. Alba Rohrwacher, come spesso le capita, conferma una vena comica che dovrebbe tirare fuori più spesso. E la regia di Zanasi è mossa, energica, mai banale. La leggerezza, l'esilità perfino, dello spunto e delle sue variazioni è un'occasione per guardare in tralice un'Italia malinconica, quasi abbandonata, in cui anche la corruzione non ha il sapore sulfureo della commedia anni '70, ma vive in una sorta di opaca rassegnazione. Ancora una volta, come in altri film del regista, la provincia è il terreno d'elezione di un racconto che schiva i sociologismi e i moralismi, rimanendo sospeso e svagato, in maniera piacevolissima.
Emiliano Morreale, La Repubblica

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UN GIORNO ALL'IMPROVVISO - AUS HEITEREM HIMMEL > > Trailer
von / di Ciro D'Emilio

Der siebzehnjährige Antonio lebt in einer süditalienischen Kleinstadt, wo es trotz Arbeit schwer fällt, über die Runden zu kommen. Sein Vater Carlo hat die Familie früh verlassen. So muss sich Antonio um seine psychisch labile Mutter Miriam kümmern, die von der Idee besessen ist, Carlo zurückzugewinnen. Doch der will von Frau und Sohn nichts mehr wissen. Zum Glück hat Antonio einen grossen Traum: eine Karriere als erfolgreicher Fussballspieler. Und in Stefano, dem Stürmer, und im schlagfertigen Peppe hat er zwei gute Freunde gefunden. Eines Tages taucht ein Talentscout auf, der Spieler für die Jugendmannschaft von Parma sucht und von Antonio begeistert ist. Doch jeder Traum hat seinen Preis.
Ein junger Mann, der alles tut, damit ihm das Leben eine Chance gibt. Der bewegende und hervorragend gespielte Film im Geist des Neorealismus feierte seine Uraufführung beim Festival von Venedig in der Programmsektion Orizzoni und wurde für fünf italienische Filmpreise nominiert. Anna Foglietta, die die Mutter spielt, erhielt vom italienischen Studiofilmverband die Auszeichnung für die beste Schauspielerin des Jahres.

Als ich beschloss, "Un giorno all'improvviso" (Aus heiterem Himmel) zu drehen, wollte ich eine kompromisslose und radikale Geschichte erzählen. Die Vernachlässigung der Jugendlichen über eine Geschichte von der Liebe zwischen einem Sohn und seiner Mutter zu thematisieren, hat es mir ermöglicht, alles konkreter, sichtbarer und greifbarer zu machen. Das Schwierige dabei war, alle anderen Standpunkte, ausser jenen des siebzehnjährigen Antonio wegzulassen. Über die Inszenierung und die Bildgestaltung wollte ich diese Idee auf die Spitze treiben und stellte dazu die Figuren in jeder Szenerie in den Vordergrund. Zusammen mit Antonio erleben und glauben wir alles, was passiert, und akzeptieren alles, was ihm (und damit uns) widerfährt, wobei man vergisst, dass niemand alles alleine schaffen kann, ohne dabei schwere Niederlagen einstecken zu müssen. Denn eines Tages schlägt das Leben urplötzlich zurück.
Ciro D'Emilio

Die grandiose Schauspielerin Anna Foglietta stellt mitreissend und mit grosser Intensität die Mutter des begabten siebzehnjährigen Fussballers Antonio dar, die sich einerseits rührend um ihn kümmert, andererseits psychisch zerstört ist und sich in zwischenmenschlichen Beziehungen emotional unverantwortlich verhält. D'Emilio fällt weder auf die üblichen soziologischen Vereinfachungen noch auf hochtrabende Symbolik herein, sondern bleibt seinem klaren und linearen Stil treu. Sein Film verbindet den Realismus à la Ken Loach mit sinnlichen und introvertierten Akzenten, die an die Literatur von Moravia und Elsa Morante erinnern.
Valerio Caprara, Il Mattino

Endlich ein schöner italienischer Film. Das ist das Verdienst von Ciro D'Emilio, der in seinem Spielfilmerstling die aussergewöhnliche Schauspielerin Anna Foglietta hervorragend führt. Sie spielt eine psychisch labile Mutter, die von ihrem Sohn Antonio rührend umsorgt wird (ein überzeugender Giampiero De Concilio). Ein realistisches, mitreissendes und sehr gut geschriebenes Drama vor der Kulisse des neapolitanischen Hinterlands. Frischer Wind für den italienischen Film.
Maurizio Acerbi, Il Giornale

Ciro D'Emilio zeigt sich bei seinem Spielfilmerstling bereits sehr souverän in der Führung der Schauspieler: Anna Foglietta erweckt zärtliches Mitleid und Giampiero De Concilio ist eine Überraschung. Die Dialoge sind grösstenteils in waschechtem neapolitanischen Dialekt gesprochen und schenken dem Film so Ruhe und Glaubwürdigkeit.
Roberto Nepoti, la Repubblica

Regie: Ciro D'Emilio
Drehbuch: Cosimo Calamini, Ciro D'Emilio
Kamera: Salvatore Landi
Schnitt: Gianluca Scarpa
Musik: Bruno Falanga
Produktion: Andrea Calbucci, Maurizio Piazza für Lungta Film
Darsteller: Anna Foglietta (Miriam), Giampiero De Concillo (Antonio), Massimo De Matteo (Astarita), Lorenzo Sarcinelli (Stefano), Giuseppe Cirillo (Peppe Lambiase), Biagio Forestieri (Mister Colasanti), Fabio De Caro, Franco Pinelli, Alessia Quaratino
Italien 2018, 88 Minuten, Originalfassung mit deutschen Untertiteln

Antonio ha diciassette anni e un sogno: essere un calciatore in una grande squadra. Vive in una piccola cittadina di una provincia campana, una terra in cui cavarsela non è sempre così facile. A rendere ancora più complessa la situazione c'è la bellissima Miriam, una madre dolce ma fortemente problematica che lui ama più di ogni altra persona al mondo. Inoltre Carlo, il padre di Antonio, li ha abbandonati quando lui era molto piccolo e Miriam è ossessionata dall'idea di ricostruire la sua famiglia. Per fortuna c'è il calcio e soprattutto i suoi amici: Stefano, il centravanti della squadra, e Peppe, il fantasista, dalla battuta sempre pronta, perditempo per vocazione e con il fiuto per cacciarsi sempre nei guai. All'improvviso la vita sembra regalare ad Antonio e Miriam una vera occasione: un talent scout sta cercando delle giovani promesse da portare nella Primavera del Parma e, quando lo vede giocare, Antonio in campo è una vera rivelazione. Ma ogni sogno ha un prezzo molto alto da pagare.

Quando ho deciso di realizzare "Un giorno all'improvviso" volevo una storia priva di compromessi, radicale, estrema. Raccontare il tema dell'abbandono dell'adolescenza attraverso una storia d'amore tra un figlio e una madre mi ha permesso di rendere tutto più concreto, visibile, tangibile. La scelta ardua è stata quella di abolire ogni possibile punto di vista diverso da quello del protagonista, Antonio. Attraverso la messa in scena e la scelta fotografica ho voluto estremizzare questo concetto lasciando i personaggi sempre in risalto rispetto all'ambiente che li circonda. Antonio, e noi di conseguenza, viviamo e crediamo a tutto quello che accade e accettiamo tutto quello che gli (ci) succede, dimenticando quasi ogni volta che da soli è dura farcela senza prendere delle sonore batoste. Perché un giorno, all'improvviso, la vita ti si rovescia contro.
Ciro D'Emilio

A partire dalla sceneggiatura, non banale, scritta insieme a Cosimo Calamini, il 32enne di Pompei Ciro D'Emilio affida il suo film d'esordio "Un giorno all'improvviso" ad una prova davvero fuori dal comune di Anna Foglietta, attrice e donna bella e brava, che qui sorregge con intensità a tratti travolgente il ruolo della madre alla deriva del 17enne calciatore di belle speranze Antonio. Tanto premurosa nei suoi confronti quanto mentalmente devastata ed emotivamente irresponsabile nei rapporti con gli altri e con il brutale padre del ragazzo da cui è stata abbandonata. D'Emilio non ricorre ai soliti ricatti sociologici né ai facili simbolismi altisonanti, restando incollato coraggiosamente al proprio tratto compositivo asciutto e lineare e proponendo un film in grado di coniugare il realismo alla Ken Loach con accenti sensuali e introversi che evocano, in letteratura, Moravia e Elsa Morante.
Valerio Caprara, Il Mattino

Finalmente un bel film italiano. Merito dell'esordiente Ciro D'Emilio che dirige, con bravura, una superba Anna Foglietta, madre psicolabile, accudita con premura dal figlio Antonio (un grande Giampiero De Concilio), 17enne. Sullo sfondo l'hinterland napoletano, in un dramma reale, coinvolgente, ben scritto. Insomma, acqua fresca per il nostro cinema.
Maurizio Acerbi, Il Giornale

Antonio, protagonista di "Un giorno all'improvviso", è un 17enne che mette in cima alla sua scala dei valori una madre difficile: Miriam, ancora giovane e bella, ma dall'equilibrio precario. Dotato per il calcio, Antonio sostiene il provino per entrare in una squadra importante, il Parma. Il che gli darebbe l'occasione per portare via Miriam dalla città di provincia dove vive il suo indegno padre, da cui la donna è ancora ossessionata. L'esordiente Ciro D'Emilio si dimostra già sicuro nella direzione degli attori: una Anna Foglietta che ispira affettuosa compassione e un sorprendente Giampiero De Concilio. Di livello anche il cast di supporto, gli ambienti, la fotografia di Salvatore Landi. Parlato in buona parte in dialetto, un film 'campano verace', che si prende il suo tempo, guadagnando in verosimiglianza.
Roberto Nepoti, la Repubblica

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UNA STORIA SENZA NOME - EINE GESCHICHTE OHNE AUTOR > > Trailer
von / di Roberto Andò

Valeria arbeitet als Sekretärin eines Filmproduzenten. Niemand aber weiss, dass sie für ihren Geliebten, den gut bezahlten Autor Alessandro heimlich die Drehbücher schreibt. Alessandro steckt in argen Schwierigkeiten, weil er noch kein Drehbuch für die Dreharbeiten hat, die in wenigen Tagen unter der Leitung eines Starregisseurs beginnen. Da erhält Valeria von einem charismatischen und perfekt informierten Unbekannten ein Geschenk: die Geschichte für einen spannenden Film. Das Geschenk anzunehmen, ist ein höchst gefährliches Unterfangen, da sich die Geschichte um den nie aufgeklärten Verbleib eines berühmten Gemäldes von Caravaggio dreht, das die Mafia aus einer Kirche in Palermo geraubt hat. Kaum wird publik, dass die Geschichte dieses Raubes, der 1969 tatsächlich begangen wurde, verfilmt wird, gerät Valeria ins Räderwerk von Unterwelt und Politik.
Der neue, am Filmfestival von Venedig vorgestellte Film von Roberto Andò ("Viva la libertà") ist ein höchst spannendes filmisches Vexierbild, ein Thriller mit mehrfach doppeltem Boden. Grossartig sind die Leistungen der Schauspielstars. Und als Gast tritt der polnische Regiealtmeister Jerzy Skolimowski auf.

Ein Film über das Filmschaffen und seine Fähigkeit, die Wirklichkeit zu erforschen und über sie hinaus zu gehen. Ein ironisches und paradoxes Glaubensbekenntnis. Sogar die stärkste und visionärste Fantasie bezahlt immer den Preis der Ohnmacht: die Unfähigkeit, Wirkung zu erzielen. Mein Film, so hoffe ich, beweist auf spielerische und unterhaltsame Weise das Gegenteil. In einer Zeit, in der Film zerbrechlich und nebensächlich zu sein scheint, wollte ich eine Geschichte erzählen, die sich um die geheimnisvolle und unabdingbare Verbindung zwischen Film und Wirklichkeit dreht. Bei diesem Film hatte ich Lust, zu leichten Tönen und zu Themen zurückzukehren, die mich schon immer begleitet haben: die Faszination der Täuschung, die verborgenen Gefühle, die auf den geeigneten Moment warten, hervorzutreten, die Missverständnisse, die das Leben plötzlich entgleisen und seine komische wie unvorhergesehene Seite zum Vorschein kommen lassen. Werde ich gefragt, ob mein Film eine Komödie sei, antworte ich mit Billy Wilder, der gesagt hat: 'Drehe ich einen Film, ordne ich ihn nie einem Genre zu, sondern warte auf die Vorpremiere. Lacht das Publikum viel, sage ich, es sei eine Komödie, andernfalls sage ich, es handle sich um einen ernsten Film oder einen Film noir.'
Roberto Andò

Einem allwissenden Erzähler gleich taucht der charismatische und gut informierte Unbekannte aus dem Schatten hervor, erzählt Geschichten, liefert Indizien, deckt Hintergründe auf und inspiriert zu einem wahren Film im Film. Die Figur des Unbekannten ist der Drehbuchautor, wenn nicht sogar der Regisseur, der in Anspielung auf den letzten Film von Orson Welles diesen sizilianischen "F for Fake" steuert. Dahinter steht eine jener wahren und gleichzeitig unglaublichen Geschichten, die in Italien schon immer Blüten trieben: der Raub eines Gemäldes von Caravaggio. Hat es sich während des Raubes in Luft aufgelöst, wurde es den Schweinen zum Frass vorgeworfen oder geteilt und verkauft oder in den Häusern der mächtigsten Mafiabosse aufgehängt? Über den verschwundenen Caravaggio bringen die Zeugen mehr und mehr sich widersprechende und falsche Geschichten in Umlauf. Regisseur Roberto Andò aus Palermo nimmt dies zum Anlass für eine tragikomische und mitreissende Burleske, in der es von kriminellen Produzenten, mafiösen Filmleuten, sentimentalen Hackern und mässig aufgeweckten Ministern nur so wimmelt. Die äusserst verzwickte Handlung ist eine Hommage an Leonardo Sciascia und Pirandello. Und die Flut an filmischen Zitaten unterstreicht die Kraft und die Stärke jener Maschinerie, die wir Kino nennen.
Fabio Ferzetti, L'Espresso

Roberto Andò kennen wir als kultivierten Mann von Welt, der einmal mehr einen eleganten Stil, eine reizvolle Dramaturgie und eine makellose Erzählung präsentiert. Ein Thriller, in dem sich Autorenschaft und Genre einander nähern und sich durchdringen. Zwischen anthropologischer Studie, metafilmischer Auseinandersetzung und (Selbst-)Ironie, nimmt sich "Una storia senza nome" (Eine Geschichte ohne Autor) nicht ganz ernst, ohne sich über die Wirklichkeit lustig zu machen. Während sich die Politiker mit einem Caravaggio zu schmücken versuchen und die Mafia das Gemälde verkaufen will, verschwindet das Gemälde in einem Land, das kriminell ist und dabei gleichzeitig lebt.
Federico Pontiggia, cinematografo

Regie & Drehbuch: Roberto Andò
Kamera: Roberto Andò, Angelo Pasquini
Schnitt: Esmeralda Calabria
Musik: Marco Betta
Produktion: Angelo Barbagallo für Bibi Film
Darsteller: Micaela Ramazzotti (Valeria Tramonti), Alessandro Gassman (Alessandro Pes), Laura Morante (Amalia, Valerias Mutter), Renato Carpentieri (Alberto Rak), Jerzy Skolimowski (Regisseur), Antonio Catania, Gaetano Bruno, Marco Foschi, Martina Pensa, Renato Scarpa, Silvia Calderoni, Emanuele Salce, Paolo Graziosi
Italien 2018, 110 Minuten, Originalfassung mit deutschen Untertiteln

Valeria, giovane segretaria di un produttore cinematografico, vive appartata con una madre eccentrica e scrive in incognito per uno sceneggiatore di successo, Alessandro. Un giorno, la donna riceve un insolito regalo da uno sconosciuto: la trama di un film. Ma quel plot è pericoloso, la storia senza nome racconta infatti il misterioso furto - realmente avvenuto a Palermo nel 1969 - di un celebre quadro di Caravaggio, 'La Natività'. Da quel momento, la sceneggiatrice si troverà immersa in un meccanismo implacabile e rocambolesco.

"Una storia senza nome" è un film sul cinema, un atto di fede, ironico e paradossale, sulle sue capacità di investigare la realtà e di trascenderla. Si è sempre sostenuto che l'immaginazione, anche la più potente e visionaria, paghi il prezzo di una impotenza a priori: l'impossibilità di provocare effetti reali. Il mio film, in modo giocoso, e mi auguro divertente, mostra il contrario. Mi faceva piacere, in un momento in cui il cinema appare più fragile e marginale, raccontare una storia al cui centro ci fosse un film e il suo misterioso, imprescindibile, legame con la realtà. Con questo film avevo voglia di ritornare a un tono leggero e di ritrovare temi che mi accompagnano da sempre: il fascino dell'impostura, i sentimenti nascosti che aspettano il momento propizio per uscire allo scoperto, gli equivoci che fanno d'improvviso deragliare la vita lasciandone esplodere il lato comico e imprevisto. A chi mi chiede se il mio film è una commedia rispondo con una frase di Billy Wilder: 'Quando sto per fare un film non lo classifico mai, non dico che è una commedia, aspetto l'anteprima, se il pubblico ride molto dico che è una commedia, altrimenti dico che è un film serio o un noir.'
Roberto Andò

Una mamma che scrive discorsi per un ministro. Una figlia segretaria di produzione che in realtà scrive sceneggiature firmate dal suo amante, penna premiata e riverita nonché bugiardo e infedele cronico. Un dipinto del Caravaggio trafugato su cui da mezzo secolo fioriscono leggende. E un misterioso personaggio carismatico e informatissimo: quasi un narratore onnisciente che sbuca dall'ombra e racconta storie, fornisce indizi, svela retroscena, fino a ispirare un vero e proprio film-nel-film. Anche lui uno sceneggiatore, a modo suo, se non il regista che manovra questo "F for Fake", con riferimento all'ultimo film di Orson Welles, siciliano e zeppo di ghost-writer in cui nessuno fa ciò che dice. Anche se c'è dietro una di quelle storie vere e incredibili che fioriscono da sempre in Italia: il furto di una Natività di Caravaggio, una tela di tre metri per due ospitata dall'oratorio di San Lorenzo a Palermo, che nell'ottobre 1969 fu rubata dalla mafia per poi dissolversi nel nulla. Polverizzata durante il furto, data in pasto ai maiali, smembrata e venduta, transitata per casa dei più importanti boss mafiosi... Sul Caravaggio sparito i pentiti moltiplicarono versioni contrastanti e fasulle. Il palermitano Roberto Andò ne fa quasi un pretesto, motore di un vaudeville tragicomico e godibile che galoppa tra produttori collusi, mafiosi cinematografari, hacker sentimentali, ministri svelti ma non troppo. Con sentiti omaggi a Leonardo Sciascia e Pirandello e un aggrovigliatissimo plot. E una pioggia di citazioni cinematografiche a ribadire forza e potenza di quella macchina per conoscere chiamata cinema.
Fabio Ferzetti, L'Espresso

Senza nomi, ma una storia vera, tratta dalla cronaca, e ancora senza finale: il furto avvenuto a Palermo nel 1969 della Natività di Caravaggio. Ci fu dietro la mafia, ci fu un poliziotto coraggioso a indagare, e c'è materia cinematografica, sicché "Una storia senza nome", co-scritto e diretto da Roberto Andò. Un regista di cui conosciamo cultura e classe, che qui conferma l'eleganza del tratto, il piacere drammaturgico, la pulizia narrativa: un thriller, in cui autorialità e adesione al genere si accostano e compenetrano. Tra studio antropologico, riflessione metacinematografica e (auto)ironia, "Una storia senza nome" non si prende sul serio, ma nemmeno è faceto: la politica che cerca di farsi bella grazie al Caravaggio, la mafia che è pronta a venderlo, il dipinto che scompare e un'Italietta che delinque e vive nello stesso modo.
Federico Pontiggia, www.cinematografo.it

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Programm Deutschschweiz
Cinélibre
Organisiert von Cinélibre, Bern, und Made in Italy, Rom.
Mit Unterstützung des Kulturministeriums Italiens und des Istituto Italiano di Cultura Zurigo.
Unter der Schirmherrschaft des italienischen Botschafters in Bern, S.E. Silvio Mignano.