Don Giuseppe, ein Priester aus der Region Kampanien, arbeitet in einer kleinen Gemeinde in Rom. Nach einer Glaubenskrise bittet er den zuständigen Bischof um Versetzung in eine Gemeinde seiner Heimat. Dort wird er Don Antonio ersetzen, einen charismatischen und wortgewandten Pfarrer, der von allen geschätzt und geachtet wird, dies nicht zuletzt, weil er gegen eine Giftmülldeponie kämpft, die die Menschen erkranken lässt. Bevor Don Antonio geht, führt er Giuseppe in die harte Realität des Stadtviertels ein. Später und auf sich allein gestellt, versucht Giuseppe, den Menschen seiner Gemeinde auf jede erdenkliche Art zu helfen. Umgehend stellt sich ihm die organisierte Kriminalität in den Weg, die den Ort fest im Griff hat. Doch Don Giuseppe gibt nicht auf und setzt seinen Weg mit Mut und Ausdauer fort.
Ein bestechender Film, in dem Regisseur Vincenzo Marra für Don Giuseppe Partei ergreift und gleichzeitig Verständnis zeigt für die Kompromissbereitschaft von Don Antonio.
Der Film entstand aus der Begegnung zweier Männer, zweier Priester, die ihren Auftrag auf gegensätzliche Weise leben. Er erzählt vom Dilemma, in einer Welt das Richtige zu tun, die von Gott und den Menschen verlassen zu sein scheint. Auf der einen Seite Antonio, der versucht, Gutes zu tun und diejenigen zu schützen, die in dieser Welt leben. Aber er ist gezwungen, zwischen seinem Gewissen und der Realität Kompromisse einzugehen. Auf der anderen Seite Giuseppe, der angesichts seiner Bildung, seines Charakters und seines Gewissens nicht in der Lage ist, die Augen zu verschliessen. Giuseppe ist ein furchtloser Mann; der Glaube ist sein Licht. Wie alle Menschen ist auch er Zweifeln und Versuchungen ausgesetzt, doch lässt er sich durch nichts und niemanden beirren. Wir leben in einer Zeit, in der uns die Angst lähmt, Tag für Tag haben wir Angst vor der Zukunft, Angst, zu enttäuschen und enttäuscht zu werden, Angst, allein zu bleiben, Angst vor dem Urteil der Anderen, Angst, unseren Widerspruch kundzutun. Vielmehr noch haben wir Angst vor Situationen, die uns überfordern, wie Krankheit oder Tod. Don Giuseppe will weder Märtyrer sein noch Jesus nacheifern. Er will lediglich vorwärtsgehen und ohne Angst und alle Konsequenzen auf sich nehmend ein Kind retten. Der Film bietet weder Lösungen noch Sicherheit, er stellt keinen Anspruch auf Wahrheit. Vielmehr lädt er zu Zweifel und Diskussionen ein.
Vincenzo Marra
Neunzig Minuten, um vom Schmerz einer geliebten, gehassten und unverstandenen Heimat zu erzählen, aber auch um die Hoffnung sichtbar zu machen, die vom Mut eines Pfarrers ausgeht. Die Erzählung des neapolitanischen Regisseurs ist nüchtern, sachlich und immer messerscharf. Der Film entstand aufgrund vieler Proben und wurde in Plansequenzen gedreht, die die Geschichte von Don Antonio erzählen. Den Dreharbeiten gingen Recherchen des Regisseurs zur Arbeit von Pfarrern in dieser Gegend voraus. Die Angst zieht sich wie ein roter Faden durch die ganze Handlung. Die Angst vor der Zukunft, die Angst, die Dinge beim Namen zu nennen. Das ist einer der Vorzüge des Films von Marra, der schlicht, unverblümt und nie ideologisch ist.
Fulvio Fulvi, Avvenire
Schaut man sich den Film "L'equilibrio" von Vincenzo Marra über den schmerzvollen Weg von Don Giuseppe an, der wie Christus zwischen Drohungen und Verzweiflung seinen Weg fortsetzt, so wird klar, dass an manchen Orten nichts einfach ist. Auch nicht, dem Licht Gottes zu folgen. Don Giuseppe - während des ganzen Films in Plansequenzen zu sehen - ist eine energische und leidende Figur, die, wie der ganze Film von Marra, einen tiefen Eindruck hinterlässt.
Fulvia Caprara, La Stampa
Vincenzo Marra (1972, Neapel). Seine Filmlaufbahn beginnt im Jahr 1996, in dem er seine Tätigkeit als Sportfotograf aufgibt. Er arbeitet als Regieassistent von Mario Martone und legt mit den Kurzfilmen "Una rosa prego" und "La vestizione" seine ersten Regiearbeiten vor. Sein erster Spielfilm ist "Tornando a casa" (2001). Auf die Dokumentarfilme "Estranei alla massa" und "Paesaggio a sud" folgen die Spielfilme "Vento di terra" (2004) und "L'ora di punta" (2007). Er bleibt dem Dokumentarfilm treu und dreht "58%", "L'udienza è aperta", "Il grande progetto" und "L'amministratore". Im Jahr 2012 stellt er den Spielfilm "Il gemello" fertig, es folgen "La prima luce" (2015) und "L'equilibrio" (2017).
Regie: Vincenzo Marra
Drehbuch: Vincenzo Marra
Kamera: Gianluca Laudadio
Schnitt: Luca Benedetti, Arianna Zanini
Ausstattung: Flaviano Barbarisi
Musik: Carlo Crivelli
Produktion: Luigi Musini, Olivia Musini, Cesare Apolito, Renato Ragosta für Cinemaundici, Lama Film, Rai Cinema, Ela Film
Darsteller: Mimmo Borrelli (Don Giuseppe), Roberto Del Gaudio (Don Antonio), Giuseppe D'Ambrosio (Saverio), Autilia Ranieri (Antonietta), Lucio Giannetti (Gaetano), Francesca Zazzera (Assunta), Astrid Meloni (Veronica)
Italien 2017, 90 Minuten, italienische Originalfassung mit deutschen Untertiteln
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Giuseppe, un sacerdote campano già missionario in Africa, opera in una piccola diocesi di Roma. Messo in crisi nella sua fede, chiede al vescovo di essere trasferito in un comune della sua terra. Qui prenderà il posto del parroco del quartiere, Don Antonio, un uomo dal grande carisma e dalla magnifica eloquenza, ascoltato e rispettato da tutti. Prima di partire, Don Antonio introduce Giuseppe nella dura realtà del quartiere. Una volta rimasto solo, il sacerdote si impegna, cercando di aiutare in tutti i modi la comunità, fino a quando scopre la scomoda realtà di quel luogo. Giuseppe decide di seguire la sua strada senza paura, con tenacia e coraggio, scontrandosi con un mondo spietato che lo metterà spalle al muro.
Il film nasce intorno all'idea dello scontro fra due uomini, due sacerdoti, che vivono la loro missione in modo opposto e racconta il dilemma su qualche sia la cosa giusta da fare in una terra che sembra abbandonata da Dio e dagli uomini. Da una parte c'è Antonio, che cercando di fare del bene e di proteggere chi vive in quel mondo, è costretto a scendere a compromessi con la propria coscienza, con la realtà delle cose. Dall'altra parte, invece, c'è Giuseppe che per formazione, anima e coscienza, non riesce a chiudere gli occhi. Giuseppe è un uomo che non ha paura, la sua luce è la fede. Come tutti, però, è pervaso da dubbi e tentazioni, ma non si fa mettere in crisi da niente e da nessuno. Viviamo un momento dove nella quotidianità siamo bloccati dalla paura, ogni giorno di più abbiamo paura del futuro, di deludere e di rimanere delusi, di rimanere da soli, del giudizio degli altri, di dover esprimere il nostro dissenso, figuriamoci il dover affrontare situazioni molto più grandi di noi come le malattie, in definitiva la morte.
Don Giuseppe non cerca il martirio, non vuole emulare Gesù, ma semplicemente va avanti e pur di salvare una bambina è pronto a subirne le conseguenze senza paura.
Il film non offre soluzioni né certezze, non ha una verità, ma apre al dubbio e alla discussione.
Vincenzo Marra
Novanta minuti per raccontare il dolore di una terra amata, odiata, non capita, ma anche per evocare la speranza che scaturisce dal coraggio di un prete. Una narrazione pulita, essenziale e a tratti tagliente, quella del regista partenopeo Vincenzo Marra. Il film è girato senza sceneggiatura e in presa diretta, a forza di prove e prove con piani sequenza che seguono sin dall'inizio tutte le vicende di don Antonio. Le riprese sono state precedute per la stesura del progetto da un'indagine che il regista ha svolto per più di un anno sul territorio, ascoltando e rapportandosi con i preti che vi lavorano. C'è come un filo conduttore in tutta la trama: la paura. Paura del futuro, la paura di dover dire le cose come stanno. È uno dei pregi del film di Marra, schietto, genuino, mai ideologico.
Fulvio Fulvi, Avvenire
Seguendo nel film di Vincenzo Marra "L'equilibrio" il doloroso percorso di Don Giuseppe, quasi un Cristo che avanza tenace tra minacce e disperazione, si capisce che in certi luoghi niente è semplice, nemmeno seguire la luce di Dio. Inquadrato dall'inizio alla fine del film, in lunghi piani sequenza, Don Giuseppe, con il suo carico di energia e sofferenza, è una figura drammatica che lascia un segno profondo. Come il film di Marra.
Fulvia Caprara, La Stampa
Vincenzo Marra (1972, Napoli). Si dedica al cinema nel 1996, lasciando l'attività di fotografo di sport, ed esordisce come regista con i corti Una rosa prego e La vestizione, dopo aver lavorato come aiuto regista con Mario Martone. Del 2001 è il suo primo film, Tornando a casa. Dopo i documentari "Estranei alla massa" e "Paesaggio a sud", nel 2004 dirige "Vento di terra" e nel 2007 "L'ora di punta". Parallelamente prosegue l'attività di documentarista con "58%", "L'udienza è aperta", "Il grande progetto" e "L'amministratore". Del 2012 è il film "Il gemello", a cui seguono "La prima luce" (2015) e "L'equilibrio" (2017).
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