Cinema_italiano VON OKTOBER BIS DEZEMBER 2017 IM KINO:
FÜNF NEUE ITALIENISCHE FILME MIT DEUTSCHEN UNTERTITELN.

CINQUE NUOVI FILM ITALIANI:
IN CINEMA DA OTTOBRE A DICEMBRE 2017


Programmheft / Opuscolo

FIORE - BLUME / INDIVISIBILI - DIE UNZERTRENNLICHEN / LASCIATI ANDARE - LASS DICH GEHEN / L'ORA LEGALE - SOMMERZEIT / LA TENEREZZA - ZÄRTLICHKEIT
Fiore
Fiore
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FIORE - BLUME > > Trailer

Ein starker Film im besten Geist des Neorealismus, der von eingesperrten Gefühlen und Sehnsüchten erzählt.

Hinter den Mauern einer Jugendhaftanstalt blüht die Blume der Liebe. Wegen Raubüberfällen sitzt die junge Daphne ein und verliebt sich in Josh, der wegen ähnlicher Delikte hier ist. Im Gefängnis dürfen die jungen Männer und Frauen keinen Kontakt pflegen. Dieser Ort entzieht ihnen nicht nur die Freiheit, er verbietet ihnen auch die Liebe. Die Gefühle, die zwischen Daphne und Josh wachsen, leben nur von ihren Blicken von einer Zelle zur anderen, von kurzen Unterhaltungen durch die Gitterstäbe und einigen heimlich geschmuggelten Briefen. Können Liebesgefühle Mauern einreissen? Daphne und Josh wagen den Ausbruch.

Weder in der Literatur, noch im Theater oder beim Film gibt es Liebesgeschichten, in denen die Liebe in Erfüllung geht, ohne dass vorher Hindernisse aus dem Weg geräumt werden. "Romeo und Julia" oder "Lolita" beispielsweise basieren auf Verboten und auf der Unmöglichkeit der Liebe. "Fiore" ist eine Liebesgeschichte, in der das Gefängnis, die Gitterstäbe und die Behörden die zu überwindenden Hindernisse sind. Die fehlende Freiheit geht mit der fehlenden Liebe einher, das Erreichen der Freiheit mit der Erfüllung der Gefühle. Bei meinen Filmen gehe ich immer von der Wirklichkeit aus, von der Begegnung mit echten Menschen. Die Figuren und Gefühle in "Fiore" basieren auf einer Begegnung mit Jugendlichen, die hinter Gittern sitzen. Im Gefängnis ist die Zeit nicht nur von der Gegenwart geprägt, sondern auch von Erinnerungen, vom vergangenen Leben, aber auch vom Warten auf die Zukunft und die Freiheit. Ich habe mit den jugendlichen Gefangenen, die in "Fiore" sich selbst spielen, an all diesen Themen gearbeitet und die Aufmerksamkeit nicht nur auf ihr Leben in der Haftanstalt, sondern auch auf ihr Leben davor und danach gelegt.
Claudio Giovannesi

Das Gesicht von Daphne Scoccia werden wir nicht so leicht vergessen. Sie ist die Hauptdarstellerin von "Fiore". Dass dieser Film so berührend und überzeugend ist, verdankt er zu einem grossen Teil dieser Darstellerin: der Zerbrechlichkeit, die sie mit ihren Augen und ihrem Mund vermittelt, dem zaghaften Lächeln, das sie nur schwer zu zeigen vermag, ihrem Gang, der Art, wie sie raucht. Und der Wut der jungen Frau, die niemanden wirklich verletzen kann, ausser sich selbst. Im Film trägt sie denselben Namen wie im wirklichen Leben: Fiktion und Realität sind eng verwoben im Film von Claudio Giovannesi, zu dessen grossen Vorbildern Pier Paolo Pasolini zählt. Mit Einfachheit und zugleich starker Ausdruckskraft erzählt der Film von einer Liebe, die in der unromantischen Umgebung einer Jugendhaftanstalt wie ein Grashalm durch den Beton wächst. "Fiore" handelt von Freundschaft, von Sehnsucht, von scheinbar Verlorenen, die sich aneinanderklammern und sich von einem Zellenfenster zum anderen ineinander wiedererkennen.
Giovanni Bogani, La Nazione

"Fiore" bestätigt Claudio Giovannesis Talent, eine von der Gesellschaft an den Rand gedrängte Jugend zu porträtieren. Der Film ist das bewegende Debüt von Daphne Scoccia, deren Persönlichkeit und Liebesbedürfnis der Regisseur vor allem in ihrem Gesicht erforscht. Er entziffert ihre Emotionen und Ängste und verwandelt den Film so in eine zarte und unmögliche Liebesgeschichte, in der nur die Verrücktheit der Protagonisten die Liebe (vielleicht) ermöglicht.
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera

Nach "Alì ha gli occhi azzurri" bleibt Claudio Giovannesi mit "Fiore" seiner Vorstellung vom Filmemachen treu, die im Laufe der Jahre nicht gealtert ist. Sie basiert auf dem Neorealismus, der Idee, die Darsteller dem Leben zu entnehmen und die filmische Darstellung der Realität zu 'entlocken'. "Fiore" wurde in einem echten Gefängnis (in der Haftanstalt von L'Aquila, die nach dem Erdbeben wieder aufgebaut wurde, aber noch nicht wieder in Betrieb ist) und teilweise mit echten Häftlingen und Polizisten gedreht. Claudio Giovannesi ist erst knapp 40 Jahre alt, gehört indes schon zu den Meistern des Kinos, in deren Filmen sich Fiktion und Wirklichkeit vermischen. "Fiore" ist eine wunderschöne Liebesgeschichte und ein berührender Film; die beiden jungen Darsteller, Daphne und Josciua, verdienen unsere grösste Anerkennung.
Alberto Crespi, L'Unità

Claudio Giovannesi (*1978, Rom). Nach seinem Studium der Literaturwissenschaft macht er am Centro Sperimentale di Cinematografia in Rom den Abschluss in Regie. Von 2001 bis 2004 arbeitet er für das Fernsehprogramm "Blob". Sein Regiedebüt gibt er 2009 mit "La casa sulle nuvole" gefolgt von "Alì ha gli occhi azzurri" (2012) und "Fiore" (2016). Er ist ausserdem Regisseur der Dokumentarfilme "Fratelli d'Italia" (2009) und "Wolf" (2013).

Regie: Claudio Giovannesi
Drehbuch: Claudio Giovannesi, Filippo Gravino, Antonella Lattanzi
Kamera: Daniele Ciprì
Schnitt: Giuseppe Trepiccione
Ausstattung: Daniele Frabetti
Musik: Claudio Giovannesi, Andrea Moscianese
Produktion: Rita Rognoni, Beppe Caschetto Stabilini für Pupkin Production, Ibc Movie
Darsteller: Daphne Scoccia (Daphne), Josciua Algeri (Josh), Laura Vasiliu (Stefania), Aniello Arena (Gessicas Vater), Gessica Giulianelli (Gessica), Klea Marku, Francesca Riso, Valerio Mastandrea, Tatiana Lepore
Italien 2016, 110 Minuten, italienische Originalfassung mit deutschen Untertiteln

Ci troviamo in un carcere minorile. Daphne, una ragazza detenuta per rapina, si innamora di Josh, anche lui giovane rapinatore. In carcere maschi e femmine non si possono incontrare e il carcere non è solo privazione della libertà, ma diventa anche divieto d'amare. Il sentimento d'amore che nasce tra Daphne e Josh vive solo di sguardi da una cella all'altra, brevi conversazioni attraverso le sbarre, qualche lettera trafugata clandestinamente. Ma il desiderio d'amore di una ragazza, la forza di un sentimento, infrangeranno ogni muro.

Nella letteratura, nel teatro e nel cinema non c'è storia d'amore senza un ostacolo alla realizzazione del sentimento. Romeo e Giulietta, Lolita, per fare due esempi, si basano sul divieto, sull'impossibilità dell'amore. Fiore è prima di tutto una storia d'amore e il carcere, le sbarre e l'autorità sono gli ostacoli da superare. La mancanza di libertà coincide con la mancanza d'amore e il raggiungimento della libertà con la realizzazione del sentimento. Al contempo parto sempre per i miei film dalla realtà, dall'incontro con persone reali, e i sentimenti e i personaggi di Fiore hanno avuto origine dall'incontro con ragazzi e ragazze che si trovano dietro le sbarre. In carcere il tempo non è solo quello della quotidianità ma anche quello del ricordo, della vita passata e del futuro, dell'attesa e della libertà. Ho lavorato su tutti e tre gli aspetti con i ragazzi e le ragazze detenuti, che interpretano se stessi in Fiore, con attenzione non solo per la loro vita in carcere ma anche per il prima e il dopo. Claudio Giovannesi

Fiore conferma il talento di Claudio Giovannesi nel ritrarre una gioventù che la società costringe ai margini. L'esordiente Daphne Scoccia è emozionante e mentre il film scava dentro il personaggio e il suo bisogno di esser amata, che il regista cerca soprattutto sul volto della sua protagonista, pronto a decifrarne emozioni e paure, il film si trasforma in una storia d'amore tenera e impossibile che solo la follia dei suoi protagonisti renderà (forse) possibile.
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera

Dopo Alì ha gli occhi azzurri, Claudio Giovannesi resta fedele con Fiore a un'idea di cinema che non invecchia con il passare degli anni. E' la grande lezione del neorealismo, degli interpreti presi dalla vita, del cinema 'rubato' alla realtà. Daphne Scoccia e Josciua Algeri sono i protagonisti di Fiore, due esordienti, le cui storie di vita sono (in parte) simili a quelle raccontate nel film, girato in un carcere vero (a L'Aquila, ristrutturato dopo il terremoto ma tuttora vuoto), con in parte detenuti e poliziotti veri. Il film è molto bello. Claudio Giovannesi ha quasi 40 anni ed è già un maestro del cinema in cui si mescolano finzione e realtà. Fiore è una storia d'amore e un film toccante e meritano tutti i nostri applausi questi due ragazzi. Daphne e Josciua.
Alberto Crespi, L'Unità

Non dimenticheremo facilmente il volto di Daphne Scoccia. E la protagonista di Fiore e se il film è bello, piace e convince, lo deve molto a lei. Alla fragilità che racconta con gli occhi, la bocca, i mezzi sorrisi difficili da far uscire, la camminata, il modo di fumare. A quella rabbia, di chi non riesce mai a far male davvero, se non a se stessa. Nel film porta lo stesso nome che ha nella vita: cinema e realtà si seguono da vicino, nel cinema di Claudio Giovannesi, che ha tra i suoi maestri Pier Paolo Pasolini. Il film racconta, con semplicità ma con molta forza, un sentimento di amore che spunta, come un filo d'erba dal cemento armato, dentro l'universo poco romantico di un carcere minorile. È amicizia, è aggrapparsi tra naufraghi, è desiderio, è riconoscersi simili, da una finestra di sbarre all'altra.
Giovanni Bogani, La Nazione

Claudio Giovannesi (*1978, Roma), dopo la laurea in lettere, si diploma in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Dal 2001 al 2004 lavora per il programma televisivo Blob. Esordisce come regista nel 2009 con La casa sulle nuvole, a cui seguono Alì ha gli occhi azzurri (2012) e Fiore (2016). E' autore anche dei documentari Fratelli d'Italia (2009) e Wolf (2013).


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INDIVISIBILI - DIE UNZERTRENNLICHEN > > Trailer

Ausgezeichnet mit sechs David di Donatello-Preisen und sechs Golden Ciak Awards.

Castel Volturno bei Neapel: Viola und Dasy sind siamesische Zwillinge. Sie sind 18 Jahre alt und haben eine bezaubernde Stimme. Ihr zwielichtiger Vater isoliert sie vom Rest der Welt und nutzt ihr Talent aus, indem er sie an religiösen Zeremonien und bei Hochzeiten und Festen singen lässt. Mit ihren Auftritten ernähren sie die ganze Familie. Das geht lange gut so, bis eine der Frauen sich verliebt und die Zwillinge herausfinden, dass sie mit einer Operation getrennt werden könnten. Ihr Traum ist die Normalität: Eis essen, reisen, tanzen gehen, Wein trinken und Liebe machen wie alle anderen Menschen. Doch Eltern, Verwandte, Mitbürger, sogar die katholische Kirche, alle sehen auf einmal ihre Interessen bedroht.

"Indivisibili" ist ein Film über die Trennung und über den Schmerz, den sie mit sich bringt. Die Grundidee ist, dass man sich manchmal weh tun und auf einen Teil von sich verzichten muss, um sich weiterentwickeln zu können. Ich habe nach einem Bild gesucht, um dieser Idee Ausdruck zu verleihen, und habe die siamesischen Zwillinge gefunden. Sie sind schön, aber gezeichnet von ihrer Behinderung. So sehe ich die Welt: ein labiles Gleichgewicht aus Schönheit und Hässlichkeit. Aus diesem Grund bin ich nach Castel Volturno zurückgekehrt. "Indivisibili" beginnt dort, wo mein früherer Film "Mozzarella Stories" endete. Diese Umgebung ist das zerrissene Symbol einer vergangenen Schönheit, ist der Käfig, aus dem die beiden Protagonistinnen verzweifelt ausbrechen wollen.
Edoardo De Angelis

Die Stärke des Films "Indivisibili" ist nicht allein die Geschichte, sondern vor allem die Präsenz der Darstellerinnen Angela und Marianna Fontana, die als Zwillinge seit jeher eng verbunden sind und ihre Gefühle und Freuden ebenso miteinander teilen wie ihre Gedanken und Wünsche. Da sind ihre urtümlichen Gesichter und ihr gleichzeitig kindlicher, grober und geradliniger Dialekt. Da ist der Kontrast zwischen der Einfachheit ihrer Träume und der erbarmungslosen Hässlichkeit ihrer Umgebung: schmutzige Strände, auf dem Trockenen liegende Boote, Brücken ins Nichts, abgelegene riesige Wohnblocks. Die authentische Umgebung, die sich kein Drehbuchautor treffender ausdenken könnte, ist eine der Gemeinsamkeiten von Edoardo De Angelis' ausdrucksstarkem Film und seinem eindeutigen Vorgänger, Marco Ferreris "La donna scimmia" (Die Affenfrau) von 1964. Dass Edoardo De Angelis eine seiner Figuren Marco Ferreri nennt, unterstreicht diese Bezugnahme.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero

Dank seiner verzweifelten und bewegenden Geschichte, dank seinem erzählerischen Schwung und seinen beiden Hauptdarstellerinnen, deren Augen einen den ganzen Film hindurch nicht mehr loslassen, kann man "Indivisibili" nur schwer wieder vergessen. Der Film ist packend, intensiv und ausdrucksstark, strotz vor Wahrheit und lässt die Zuschauer förmlich an der Leinwand kleben. Auch das kann italienisches Kino sein.
Luca Vinci, Libero

Edoardo De Angelis (*1978, Neapel). Zunächst als Wasserballspieler tätig, beginnt De Angelis, als Regisseur einige Kurzfilme zu drehen ("Okappa e Kappao", "Lo scambio", "Mors tua", "Tropical Snack", "Quanta donna vuoi"). 2006 macht er mit dem Kurzfilm "Mistero e passione di Gino Pacino" seinen Abschluss am Centro Sperimentale di Cinematografia in Rom. 2011 dreht er "Mozzarella Stories", seinen ersten abendfüllenden Spielfilm. Es folgen "Perez" (2014) und "Indivisibili" (2017), der 17 Mal für den David di Donatello nominiert wurde.

Regie: Edoardo De Angelis
Drehbuch: Nicola Guaglianone, Barbara Petronio, Edoardo De Angelis
Kamera: Ferran Paredes Rubio
Schnitt: Chiara Griziotti
Ausstattung: Carmine Guarino
Musik: Enzo Avitabile
Produktion: Attilio De Razza, Pierpaolo Verga für Trump Limited, O' Groove
Darsteller: Angela Fontana (Viola), Marianna Fontana (Dasy), Antonia Truppo (Titti), Massimiliano Rossi (Peppe), Tony Laudadio (Nunzio), Marco Mario De Notasi, Gaetano Bruno, Gianfranco Gallo, Peppe Servillo, Antonio Pennarella
Italien 2017, 102 Minuten, italienische Originalfassung mit deutschen Untertiteln

Viola e Dasy sono due gemelle siamesi. Hanno 18 anni e il dono di una voce incantevole. Il padre le tiene isolate dal resto del mondo e sfrutta le loro doti canore. Partecipano a cerimonie religiose e cantano ai matrimoni e alle feste e, grazie alle loro esibizioni, danno da vivere a tutta la famiglia. Le cose vanno bene fino a quando Viola non s'innamora e le due gemelle scoprono di poter dividersi con un'operazione. Perché il loro sogno è la normalità: un gelato, viaggiare, ballare, bere vino senza temere che l'altra si ubriachi... fare l'amore: "Perché sono femmina".

Indivisibili è un film sul tema della separazione e sul dolore che comporta. Alla base c'è l'idea che a volte, per crescere, bisogna farsi male, rinunciare a un pezzo di sé. Ho cercato un'immagine per questa idea e l'ho trovata in due ragazze, gemelle siamesi, belle, ma con su di sé il segno dell'handicap. Perché il mondo per me è così, in bilico tra bellezza e bruttura. Per questo sono tornato a Castelvolturno. Indivisibili comincia dove finiva il mio film precedente, Mozzarella Stories. Quel territorio è un emblema straziato di una bellezza passata, la gabbia da cui le protagoniste vogliono disperatamente scappare.
Edoardo De Angelis

Il punto di forza di Indivisibili, più che la storia, è la presenza stessa di quelle due ragazze, Angela e Marianna Fontana, così unite, da sempre, che condividono emozioni e piaceri se non pensieri e desideri. E' l'unione tra i loro volti antichi e il dialetto che parlano, infantile e sfacciato, immediato e corrotto. E' il contrasto fra la semplicità dei loro sogni e la bruttezza senza riscatto del mondo che le circonda, spiagge sporche, barche in secca, ponti sul nulla, caseggiati immensi e remoti. Un paesaggio autentico che nessuno scenografo oserebbe inventare ed è uno dei punti in comune tra il film di Edoardo De Angelis, così potente, e il suo esplicito antecedente, il Marco Ferreri di La donna scimmia, del 1964. Una filiazione consapevole, tanto che il regista battezza uno dei personaggi proprio Marco Ferreri. Anche se ciò che allora era profezia, ipotesi, deriva fantastica, oggi assume i toni dimessi e quasi quotidiani di una realtà drammaticamente nota e riconoscibile.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero

Con la sua storia disperata e fortissima, con la sua energia narrativa, con le sue due attrici, ai cui occhi resti incollato per tutto il tempo, è difficile dimenticare Indivisibili. Il film è incalzante, intenso e forte, gronda verità ed è raccontato in modo da farti stare incollato allo schermo. Il cinema italiano può essere anche questo.
Luca Vinci, Libero

Edoardo De Angelis (1978, Napoli), dopo esser stato giocatore di pallanuoto, si avvicina al cinema, girando alcuni cortometraggi (Okappa e Kappao, Lo scambio, Mors tua, Tropical Snack, Quanta donna vuoi). Si diploma nel 2006 al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma con il cortometraggio Mistero e passione di Gino Pacino e, nel 2011, firma il suo primo film, Mozzarella Stories. Seguono Perez (2014) e Indivisibili (2017), che ottiene 17 candidature al David di Donatello.

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Lasciati_andare

Lasciati_andare

LASCIATI ANDARE - LASS DICH GEHEN > > Trailer

Toni Servillo für einmal in einer Screwball-Komödie mit pointierten Wortgefechten und haarsträubenden Situationen.

Tagtäglich muss Psychoanalytiker Elia die Gefühlsausbrüche seiner Patienten ertragen. Da bleibt im Privaten kein Platz mehr für Emotionen. Er hält alle auf Distanz, sogar seine Exfrau Giovanna, die in der Wohnung nebenan lebt. Alles hat er mit seinem scharfen und erbarmungslosen Humor unter Kontrolle ausser seiner unbändigen Lust auf Süssigkeiten. Bald schickt ihn sein Arzt ins Fitnessstudio. Dort platzt die quirlige junge Trainerin Claudia in sein Leben. Sie pflegt einen ungezügelten Körperkult und hat kein Verständnis für aus der Form geratene Intellektuelle wie Elia. Claudias grösstes Talent besteht darin, jeden, der ihr über den Weg läuft, im Handumdrehen in ihre zahlreichen privaten Schwierigkeiten hineinzuziehen, die sie wie ein Magnet anzieht. Seit kurzem ist ihr ein junger Gangster auf den Fersen.

Mit "Lasciati andare" wollte ich eine Komödie rund um liebenswerte und sympathische Figuren machen, ohne dabei auf abgedroschene Lacher zu setzen. "Lasciati andare" ist aus dem Gefühl der Unzulänglichkeit und Unsicherheit gewachsen. Aus der Befangenheit, die wir in einer Umgebung empfinden, die wir nicht verstehen. Elia ist ein Misanthrop, der allerdings Wert darauf legt, in allem der Beste zu sein, und der auf alles, was ihn umgibt, grantig reagiert. Diese Art von Komik interessiert mich.
Francesco Amato

Fast schien es, als wäre die italienische Komödie ins Stocken geraten, als hätte sie ihren Biss verloren. Doch siehe da, der neue Film von Francesco Amato belehrt uns eines Besseren! Die erste Überraschung ist die Besetzung: Toni Servillo in einer komischen Rolle. Hinzu kommt der brillante Geist der Inszenierung, die sich beim Thema des Geschlechterkampfs nicht so sehr auf die Tradition der italienischen, sondern eher der amerikanischen Komödie beruft. Unweigerlich fühlen wir uns an die funkensprühenden Wortgefechte von Katharine Hepburn oder Carole Lombard auf der einen und Cary Grant oder Spencer Tracy auf der anderen Seite erinnert, sowie an deren unzähligen und bis heute beliebten Weiterentwicklungen und Variationen.
Paolo D'Agostini, La Repubblica

Eine brillante und in der aktuellen italienischen Kinolandschaft ungewöhnliche Komödie. Der Filmtitel "Lass dich gehen" ist die Aufforderung, die der von Toni Servillo dargestellte Psychoanalytiker Elia ständig zu hören bekommt. Toni Servillo wiederum scheint in dieser für ihn ungewöhnlichen Rolle auf einige seiner ernsten Rollen zurückzugreifen und diese auf (selbst)ironische Weise neu zu interpretieren. Das Ergebnis ist wirklich beachtlich, denn an Talent zum Komischen fehlt es Servillo sicher nicht, wenngleich die Filmindustrie ihn immer in die Schublade der mehr oder weniger gleichen Figuren stecken wollte. Es ist der Verdienst von Francesco Amato, der zusammen mit den Drehbuchautoren Francesco Bruni und Davide Lantieri uns alle mit dem frischen Wind überrascht hat, der von diesem Film ausgeht.
Antonello Catacchio, Il Manifesto

Francesco Amato (*1978, Turin). Während seines Studiums an der Universität Bologna drehte er zwischen 2001 und 2003 einige Dokumentar- und Kurzfilme, darunter "Figlio di penna", der im Wettbewerb der Filmfestspiele von Cannes lief. Nach seinem Abschluss am Centro Sperimentale di Cinematografia in Rom entsteht mit "Ma che ci faccio qui" sein erster abendfüllender Spielfilm. Gemeinsam mit Stefano Scarafia drehte er zwischen 2011 und 2012 Dokumentarfilme in Afrika. Sein zweiter Spielfilm "Cosimo e Nicole" kommt 2012 in die Kinos, gefolgt von "Lasciati andare" (2017).

Regie: Francesco Amato
Drehbuch: Francesco Bruni, Davide Lantieri, Francesco Amato
Kamera: Vladan Radovic
Schnitt: Luigi Mearelli
Ausstattung: Emita Frigato
Musik: Andrea Farri
Produktion: Riccardo Tozzi, Marco Chimenz, Giovanni Stabilini für Cattleya
Darsteller: Toni Servillo (Elia), Veronica Echegui (Claudia), Carla Signoris (Giovanna), Luca Marinelli (Ettore), Pietro Sermonti, Carlo De Ruggieri, Valentina Carnelutti, Giulio Beranek, Vincenco Nemolato, Odette Adato, Antonio Petrocelli, Paolo Graziosi
Italien 2017, 102 Minuten, italienische Originalfassung mit deutschen Untertiteln

Elia è uno psicanalista ieratico e severo, con un senso dell'umorismo tagliente e impietoso, che tiene tutti a distanza, persino l'ex moglie Giovanna, che vive nell'appartamento di fronte e con cui continua a condividere il bucato e qualche serata al teatro dell'Opera. Vive volutamente un'esistenza avara d'emozioni, che Elia sublima mangiando dolci di nascosto e in gran quantità, finché un giorno, a causa di un lieve malore, è costretto a mettersi a dieta e ad andare in palestra. Ed è così che nella sua vita irrompe Claudia, personal trainer buffa ed eccentrica, con il culto del corpo, nessun rispetto per i cervelloni fuori forma come Elia e una capacità di trascinare nei suoi pasticci chiunque le capiti a tiro.

Ho puntato con Lasciati andare ad una commedia che non fosse melensa o pseudo-educativa. Volevo che fosse popolata di personaggi veri e, al tempo stesso, teneri, che facesse sorridere, ma senza risate sguaiate, che fosse spiritosa. Questa è la comicità che mi interessa. Lasciati andare è una commedia sul tema dell'inadeguatezza. Sull'imbarazzo che senti in un ambiente che non capisci. Per questo il personaggio di Elia abita al ghetto. E' una comunità piccola, dove tutti conoscono tutti. Elia è un misantropo, ma ci tiene a primeggiare, insofferente verso tutto ciò che gli è attorno.
Francesco Amato

Sembrava quasi che la commedia italiana languisse, che perdesse colpi e mordente, ed ecco il film di Francesco Amato Lasciati andare. La novità è già nel cast, con Toni Servillo in chiave di commedia. E poi c'è il carattere brillante della confezione, dove il riferimento non è tanto la tradizione della commedia all'italiana, ma quella americana, con il tema della guerra tra i sessi, dalle scoppiettanti schermaglie di cui furono protagoniste Katharine Hepburn e Carole Lombard, su un fronte, e sull'altro Cary Grant o Spencer Tracy, alle innumerevoli evoluzioni e variazioni successive fino a oggi.
Paolo D'Agostini, La Repubblica

Una commedia brillante e piuttosto anomala nel panorama del cinema italiano recente. Lasciati andare è l'invito rivolto continuamente allo psicanalista interpretato da un inconsueto Toni Servillo che sembra riprendere alcuni suoi personaggi seri rileggendoli in chiave (auto)ironica. E il risultato è davvero notevole, perché il talento non fa certo difetto a Servillo anche se il cinema sembrava volerlo ingabbiare in personaggi tutti un po' imparentati. Merito di Francesco Amato che ha diretto e sceneggiato con Francesco Bruni e Davide Lantieri Lasciati andare, spiazzando tutti con un film che porta una ventata d'aria fresca.
Antonello Catacchio, Il Manifesto

Francesco Amato (*1978, Torino), mentre studia all'Università di Bologna, gira tra 2001 e 2003 alcuni documentari e corti, fra cui Figlio di penna, in concorso al festival di Cannes. Dopo il diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, firma il suo primo lungometraggio, Ma che ci faccio qui. Insieme a Stefano Scarafia, realizza tra 2011 e 2012 alcuni documentari in Africa. Del 2012 è il suo secondo film, Cosimo e Nicole, a cui segue Lasciati andare (2017).

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Ora_legale
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L'ORA LEGALE - SOMMERZEIT > > Trailer

Das sizilianische Komikerduo Salvo Ficarra und Valentino Picone ist in Italien ungemein populär. Mit der aberwitzigen Politsatire "L'ora legale" haben die beiden ins Schwarze getroffen. Mit über 1,8 Millionen Kinoeintritten in Italien bis August 2017 ist ihr Film der grösste italienische Komödienerfolg des Jahres.

Die sizilianische Kleinstadt Pietrammare droht im Sumpf der Misswirtschaft zu versinken. Das Licht am Horizont ist die bevorstehende und höchst turbulente Wahl des Stadtpräsidenten. Zur Wiederwahl stellt sich der langjährige und korrupte Gaetano Patanè, der alle noch so fiesen Tricks kennt, die Einwohnerinnen und Einwohner um den Finger zu wickeln und seine politischen Gegner rechtzeitig auszuschalten. Sein einziger Herausforderer ist der integre, aber unerfahrene Lehrer Pierpaolo Natoli.
Die Brüder Salvo und Valentino, die zusammen ein Café gegenüber dem Rathaus betreiben, sind während des Wahlkampfs Kontrahenten: Schlaumeier Salvo stellt sich eigennützig in den Dienst von Patanè, der als Favorit der Wahl gilt, während der treuherzige Valentino den Aussenseiter Natoli unterstützt.
Und da geschieht ein kleines Wunder: Die Einwohner von Pietrammare haben die Nase voll vom Sumpf der Korruption und wählen Natoli zum neuen Stadtpräsidenten. Zum Entsetzen aller setzt Natoli all seine Wahlversprechen kompromisslos um. Und die Einwohner wünschen sich nichts mehr, als die Rückkehr zum früheren Chaos.

Wir wollten das heutige Italien porträtieren und unsere Figuren mit ihrer Sehnsucht nach Einhaltung der Gesetze und Regeln auf die Probe stellen. Dabei verkörpern wir insbesondere zwei Menschen aus dem Volk, die sich mit der Schwierigkeit herumschlagen, Ehrlichkeit anzustreben. Wie sich zeigt, ist der Weg hin zu Rechtmässigkeit und Ordnung ein Hindernislauf. Der siegreiche Kandidat und neue Stadtpräsident hat seinen Wählern die Einhaltung der Gesetze versprochen und setzt dies tatsächlich um. Die Bürger und Bürgerinnen können dies kaum glauben, denn hat schon jemals ein Kandidat seine Wahlversprechen gehalten?! Jeder und jede von ihnen reagiert anders auf diesen neuen Wind der Gesetzestreue. Alle haben sie diesen neuen Wind inständig herbeigesehnt, aber ist er mal Realität, fühlen sich alle eingeengt. Denn in jedem von uns steckt ein Stückchen Rechtswidrigkeit, an die wir uns gewöhnt haben. Und womöglich haben wir diese Tatsache vergessen.
Salvo Ficarra, Valentino Picone

Welch einen Mut stellen die beiden sizilianischen Komiker Salvo Ficarra und Valentino Picone mit ihrem fünften Film "L'ora legale" unter Beweis. Der Film beginnt als Komödie und endet als Politfilm. Satire, Zitate (ein Schwertfischkopf im Bett des Paten) und Teamwork (das Duo drängt sich nicht in den Vordergrund, sondern lässt den weiteren Darstellern viel Spielraum) ergeben ein schonungsloses Fresko, das zeigt, wie wir Italiener und Italienerinnen nach dem politischen Horror der letzten zwanzig Jahre geworden sind: feige Jammertüten ohne Ideale. Ficarra und Picone bringen uns zum Lachen, sind aber gleichzeitig bitterernst, wozu nur die wahrhaft grossen Komiker fähig sind.
Francesco Alò, Il Messaggero

"L'ora legale" spielt mit einem Paradox: wir alle betonen stets, dass sich die Regeln des Zivillebens ändern müssen. In der Praxis akzeptieren wir dies jedoch nur, sofern es unsere eigenen Interessen nicht einschränkt. Diese Komödie ist eine Provokation, die uns auf burleske Art die Frage stellt, ob auch wir uns den Bürgerinnen und Bürgern des sizilianischen Städtchens Pietrammare angeschlossen hätten. Die Komik des Films ist manchmal liebenswürdig, manchmal bissig. Dahinter spürt man das gut geschriebene Drehbuch und eine Regie, die die Fähigkeiten der hervorragenden Besetzung auszuschöpfen weiss. Eine der besten italienischen Komödien der Saison.
Maurizio Acerbi, Il Giornale

Salvatore Ficarra und Valentino Picone (*1971, Palermo) gaben ihr Debüt als Komiker Anfang der Neunzigerjahre im Theater. Mit Fernsehsendungen wie "Gnu" , "Zero a zero" und "L'ottavo nano" werden sie einem breiten Publikum bekannt. Zwischen 1999 und 2002 touren sie mit der Show "Vuoti a perdere" durch Italien, auf die "Sono cose che capitano", "Diciamoci la verità", "Ma chi ce lo doveva dire?" und "Apriti cielo" folgen. Ab 2005 sind sie wiederholt in Hauptrollen der Fernseh-Shows "Zelig" und "Striscia la notizia" zu sehen. Ihr Kinodebüt als Regisseure folgt 2007 mit dem Film "Il 7 e l'8". Es folgen die Spielfilme "La matassa" (2009), "Anche se è amore non si vede" (2011), "Andiamo a quel paese" (2014) und "L'ora legale" (2017).

Regie: Salvo Ficarra, Valentino Picone
Drehbuch: Salvo Ficarra, Valentino Picone, Edoardo De Angelis, Nicola Guaglianone, Fabrizio Testini
Kamera: Ferran Paredes Rubio
Schnitt: Claudio Di Mauro
Ausstattung: Sabrina Balestra
Musik: Carlo Crivelli
Produktion: Attilio De Razza für Tramp Limited
Darsteller: Salvo Ficarra (Salvo), Valentino Picone (Valentino), Leo Gullotta (Pater Raffaele), Vincenzo Amato (Pierpaolo Natoli), Tony Sperandeo (Gaetano Patanè), Sergio Friscia, Antonio Catania, Eleonora De Luca, Ersilia Lombardo, Alessia D'Anna, Francesco Benigno
Italien 2017, 92 Minuten, italienische Originalfassung mit deutschen Untertiteln

In un paese della Sicilia, Pietrammare, si vota per il nuovo sindaco. Da anni imperversa Gaetano Patanè, un sindaco maneggione e pronto ad usare tutte le armi della politica. A lui si oppone Pierpaolo Natoli, un professore cinquantenne, sceso nell'agone politico per la prima volta, sostenuto da uno sparuto gruppo di attivisti. Salvo e Valentino sono schierati su fronti opposti: il furbo Salvo offre i suoi servigi a Patanè, dato per favorito, mentre il candido Valentino scende in campo a fianco dell'outsider Natoli. A poche ore dal voto, però, il caso, o forse il destino, scombinerà la carte, dando ai cittadini di Pietrammare la forza di reagire, con uno scatto d'orgoglio. Ma il paese è pronto a fare i conti con la tanto attesa legalità?

Siamo partiti dalla volontà di fare una fotografia dell'Italia di oggi e di mettere alla prova i nostri personaggi, il loro desiderio di legalità e di rispetto delle regole. Interpretiamo due persone del popolo, tra un centinaio di altri personaggi, tutti alle prese con la difficoltà dell'onestà. Perché il percorso verso la legalità si dimostra un percorso a ostacoli. Il candidato che vince e diventa sindaco ha promesso la legalità e la applica e i cittadini rimangono increduli perché non si è mai visto qualcuno che realmente fa quello che ha promesso in campagna elettorale ed ogni personaggio reagirà in modo diverso a questo vento di legalità. Perché tutti invochiamo la legalità, ma poi quando arriva, la legalità ci sta stretta perché dentro ognuno di noi c'è una parte di illegalità a cui ci siamo abituati e che forse abbiamo anche dimenticato di avere.
Salvo Ficarra, Valentino Picone

Che coraggio. È quello dimostrato dai comici siciliani Salvo Ficarra e Valentino Picone con il loro quinto film, L'ora legale. Comincia come una commedia e finisce come un film politico. Tra satira, citazioni (testa di pesce spada nel letto alla Padrino) e gioco di squadra (il duo non fagocita anzi concede assai al resto del cast), ecco un affresco spietato di come siamo diventati dopo l'orrore politico degli ultimi vent'anni: lamentosi, vigliacchi, nichilisti. Ficarra e Picone ci fanno (sor)ridere, ma sono anche drammaticamente seri. Come solo dei grandi comici riescono ad essere.
Francesco Alò, Il Messaggero

Giocando sul paradosso che, a parole, tutti vogliamo il cambiamento delle regole della vita civile, ma che, al lato pratico, lo accettiamo solo se non va a ledere i nostri interessi personali, L'ora legale è una commedia che è anche una provocazione, certo, in chiave comica, ma che induce ad interrogarci: e io mi sarei accodato ai cittadini della siciliana Pietrammare? La comicità è garbata e, qualche volta, graffiante. Si sente che dietro c'è una sceneggiatura ben scritta e la regia riesce a valorizzare l'ottimo cast di supporto. Una delle migliori commedie italiane della stagione.
Maurizio Acerbi, Il Giornale

Salvatore Ficarra e Valentino Picone (*1971, Palermo) esordiscono come comici in teatro all'inizio degli anni '90. Conquistano la popolarità con show televisivi come Gnu, Zero a zero, L'ottavo nano. Tra 1999 e 2002 girano l'Italia con lo spettacolo Vuoti a perdere, a cui seguono Sono cose che capitano, Diciamoci la verità, Ma chi ce lo doveva dire?, Apriti cielo. Dal 2005 sono stati ripetutamente protagonisti degli show tv Zelig e Striscia la notizia. Debuttano nel cinema come registi nel 2007 con il film Il 7 e l'8. I film successivi sono La matassa (2009), Anche se è amore non si vede (2011), Andiamo a quel paese (2014).

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Tenerezza
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LA TENEREZZA - ZÄRTLICHKEIT > > Trailer

Der pensionierte Rechtsanwalt Lorenzo hat soeben einen Herzinfarkt überlebt. Seit dem Tod seiner Frau lebt er allein und verbittert in einer schönen Altstadtwohnung im Zentrum Neapels. Er versprüht stets schlechte Laune und hat sich einen emotionalen Schutzpanzer zugelegt. Seine erwachsenen Kinder, Elena und Saverio, haben sich von ihm entfernt. Oder hat er sich von ihnen entfremdet?
Im Treppenhaus trifft Lorenzo auf die neue Nachbarin Michela, eine fröhliche junge Frau, die sich ausgesperrt hat und der er hilft, wieder in ihre Wohnung zu gelangen. Zu seinem eigenen Erstaunen geniesst Lorenzo die regelmässigen Begegnungen mit Michela. Auch mit ihrem Ehemann, dem norditalienischen Ingenieur Fabio, freundet sich Lorenzo an und spielt gerne mit den Kindern Bianca und Davide. Doch die neue Harmonie ist von kurzer Dauer. Die gut kaschierte dunkle Seite von Fabio führt ins Unglück. Lorenzo wird sein Leben neu gestalten.

Was ist Zärtlichkeit? Zum Beispiel die Fähigkeit, jemandem ohne besonderen Grund die Hand zu halten. Heutzutage wird es immer schwieriger, miteinander in Kontakt zu treten, obwohl jeder von uns eine Geste der Zärtlichkeit braucht, die uns sagt: 'Ich bin bei dir.' Diese Zärtlichkeit, die uns hilft, wenn wir im Dunkeln tappen. Ist man wie ich über 70 Jahre alt, fühlt man sich gegenüber den Menschen, die einem am nächsten stehen, häufig unsicher. Lorenzo kann sich besser seiner Nachbarin öffnen, die keine Fragen stellt. In ihr findet er seine Tochter wieder, die allerdings einen ganz anderen Charakter hat: sie ist stark und unabhängig und eine alleinerziehende Mutter. Im Mittelpunkt des Films steht Lorenzos konfliktbeladenes Verhältnis zur Tochter, eine Beziehung, in der es keine Zärtlichkeit mehr gibt. Am Ende erteilt ihm seine Nachbarin Michela eine Lektion fürs Leben, als sie ihm mit Leichtigkeit sagt: 'Vielleicht können Sie Ihre Kinder nicht lieben, jetzt, wo sie gross sind. Sie wünschen sich, dass sie immer klein bleiben, um sie beherrschen zu können. Wenn sie gross sind, muss man seine Kinder auf eine andere Weise lieben. Wir müssen reif sein, damit die Liebe zusammen mit uns reifen kann.'
Gianni Amelio

Da ist die Angst, nicht geliebt zu werden, vor allem aber jene, nicht lieben zu können. Die Kraft und die Zerbrechlichkeit von Gefühlen, die häufig irrational, grausam oder geheimnisvoll sind und die uns in Konflikte mit anderen und mit uns selbst stürzen. Gianni Amelios Film ist eine persönlich gefärbte Aufarbeitung des Romans "La tentazione di essere felici" von Lorenzo Marone, in welcher der Regisseur die Beziehung zwischen Vätern und ihren Kindern reflektiert. Wie in seinen anderen Filmen geht es auch hier um den schwierigen Dialog der Generationen, über den Amelio seine eigenen Erfahrungen als Sohn (sein Vater lebte weit entfernt in Argentinien) und als Elternteil (eines Adoptivkinds) aufgreift. "La tenerezza" ist womöglich der unruhigste seiner bisherigen Filme. Er hat den gleichen Charme wie das Lied im Vorspann: "Mia Fora Thymamai", das die Griechin Arleta in den Sechzigerjahren sang. Kein Ohrwurm, aber mit jener Kraft, die Tore zu einer geheimnisvollen Welt voller Poesie öffnet.
Alessandra De Luca, Avvenire

Der Film handelt von der Angst, die eigenen Gefühle zum Ausdruck zu bringen, und von der Unfähigkeit, die richtigen Worte zu finden. "La tenerezza" ist eine wundervolle Reise in die Welt der Kindheit, in die Gianni Amelio gern zurückkehrt und die er gern dort nachzeichnet, wo sie eigentlich in Vergessenheit geraten zu sein scheint. Natürlich kann es für einen Erwachsenen zur Neurose werden, versteift er sich darauf, ein Kind bleiben zu wollen: aus diesem Grund lauern in dieser Geschichte auch der Schmerz und der Tod. Und aus diesem Grund muss Lorenzo die Hölle durchqueren, um sein Paradies wiederzufinden, um die Erfahrung von Zärtlichkeit machen zu können.
Alberto Crespi, L'Unità

Gianni Amelio (*1945, San Pietro Magisano, Catanzaro). Nach dem Abschluss des Philosophiestudiums arbeitet er in den Sechzigerjahren zunächst als Techniker und später als Regieassistent. Sein Regiedebüt gibt er 1970 mit dem Fernsehfilm "La fine del gioco". Nach "La città del sole" (1973) und "La morte al lavoro" (1978) etabliert er sich mit "Colpire al cuore" (1982), "I ragazzi di Via Panisperna" (1988), "Porte aperte" (1989), "Il ladro di bambini" (1992), "Lamerica" (1994) und "Così ridevano" (1998) als einer der bedeutendsten italienischen Regisseure der Gegenwart. Es folgen "Le chiavi di casa" (2004), "La stella che non c'è" (2006), "Il primo uomo" (2011), "L'intrepido" (2013) und "La tenerezza" (2017).

Regie: Gianni Amelio
Drehbuch: Gianni Amelio, Alberto Taraglio, nach einem Roman von Lorenzo Marone
Kamera: Luca Bigazzi
Schnitt: Simona Paggi
Ausstattung: Giancarlo Basili
Musik: Franco Piersanti
Produktion: Pepito Produzioni
Darsteller: Elio Germano (Fabio), Giovanna Mezzogiorno (Elena), Micaela Ramazzotti (Michela), Greta Scacchi (Aurora), Renato Carpentieri (Lorenzo), Arturo Muselli (Saverio), Giuseppe Zeno (Giulio), Maria Nazionale (Rossana), Hieb Khili, Valerio Comparelli, Fabio Cocifoglia, Bianca Panicci
Italien 2017, 103 Minuten, italienische Originalfassung mit deutschen Untertiteln

Lorenzo è un anziano avvocato appena sopravvissuto ad un infarto. Vive da solo a Napoli in una bella casa del centro, da quando la moglie è morta e i due figli adulti, Elena e Saverio, si sono allontanati. O è stato lui ad allontanarli? Al suo rientro dall'ospedale, Lorenzo trova sulle scale davanti alla propria porta Michela, una giovane donna solare e sorridente che si è chiusa fuori casa, cui l'avvocato dà il modo di rientrare dal cortile sul retro che i due appartamenti condividono. Quella condivisione degli spazi è destinata a non finire: Michela e la sua famiglia - il marito Fabio, ingegnere del Nord Italia, e i figli Bianca e Davide - entreranno nella vita dell'avvocato con una velocità e una forza che sorprenderanno lui stesso. Ma un evento ancor più inaspettato rivoluzionerà questa nuova armonia, creando forse la possibilità per recuperarne una più antica...

Cos'è la tenerezza? La capacità di tenersi la mano, per esempio, senza bisogno di una ragione. Oggi è sempre più difficile avere un contatto. Invece tutti avremmo bisogno di un gesto di tenerezza. Che ti dice: ti sono vicino. Quella tenerezza che ti aiuta quando brancoli. Lorenzo, nel film, cerca un rapporto con il nipotino, di 10 anni, che rapisce da scuola una mattina. Quando hai passato i 70 anni, come me, spesso ti senti inquieto con le persone che ti sono più vicine. Per Lorenzo è più facile aprirsi con la vicina di casa, che non pone domande. In lei Lorenzo ritrova sua figlia, ma dal carattere diverso: quella vera è forte e autonoma, cresce un figlio da sola. Al centro del film c'è il rapporto tra Lorenzo e questa figlia, che è conflittuale, in cui la tenerezza è assente. Dalla vicina di casa alla fine riceverà una lezione di vita, quando gli dice, con leggerezza: "Forse non sa amare i figli ora che sono grandi. Li vorrebbe sempre piccoli per dominarli. I figli quando diventano grandi vanno amati in un'altra maniera. Bisogna essere maturi perché l'amore maturi insieme a noi".
Gianni Amelio

La tenerezza potrebbe quasi essere un film inglese. La storia è tutta costruita sulla paura di esprimere i propri sentimenti, sull'incapacità di trovare le parole giuste per dirli; e tutto il grande cinema britannico, dal miglior Ken Loach fino a Mike Leigh, racconta proprio questo. La tenerezza è un meraviglioso viaggio nell'infanzia, un mondo nel quale Gianni Amelio ama ritornare e che si diverte a rintracciare anche laddove sembra esser dimenticato. Naturalmente ostinarsi a rimanere bambino, per un adulto, è una nevrosi: per questo nella trama sono in agguato il dolore e la morte, e per questo Lorenzo deve attraversare l'inferno per ritrovare il paradiso; o, meglio, per fare esperienza di un gesto di tenerezza, appunto.
Alberto Crespi, L'Unità

La paura di non essere amati, ma soprattutto quella di non saper amare. La forza e la fragilità dei sentimenti, spesso irrazionali, crudeli, misteriosi, che ci mettono in guerra con gli altri e con noi stessi. Sono questi i temi intorno ai quali ruota il film di Gianni Amelio La tenerezza. Rielaborando in maniera personale il romanzo di partenza, La tentazione di essere felici, di Lorenzo Marone, il regista riflette, come in altri suoi film, sul rapporto tra padri e figli, sul difficile dialogo tra generazioni, facendo i conti con la propria esperienza di figlio (suo padre viveva lontano, in Argentina), oltre che di genitore (adottivo). La tenerezza è forse il suo film più inafferrabile e inquieto. Ha lo stesso fascino della canzone dei titoli di testa, Mia Fora Thymamai, che la greca Arleta cantava negli anni '60, poco orecchiabile, ma capace di schiudere le porte di un mondo misterioso, di forte poesia.
Alessandra De Luca, Avvenire

Gianni Amelio (*1945, San Pietro Magisano, Catanzaro). Dopo la laurea in filosofia, si forma nel cinema negli anni '60 come operatore e poi aiuto regista. L'esordio nella regia è del 1970 con il film televisivo La fine del gioco. Dopo La citta del sole (1973) e La morte al lavoro (1978) si afferma fra i registi italiani più importanti con Colpire al cuore (1982), I ragazzi di Via Panisperna (1988), Porte aperte (1989), Il ladro di bambini (1992), Lamerica (1994) e Così ridevano (1998). Seguono Le chiavi di casa (2004), La stella che non c'è (2006), Il primo uomo (2011), L'intrepido (2013) e La tenerezza (2017).

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Programm Deutschschweiz
Cinélibre
Organisiert von Cinélibre, Bern, und Made in Italy, Rom.
Mit Unterstützung des Kulturministeriums Italiens und des Istituto Italiano di Cultura Zurigo.
Unter der Schirmherrschaft der italienischen Botschaft in der Schweiz.